Risoluzione 74 (1999)1 sulle politiche per i bambini/gli adolescenti diseredati e le famiglie

Il Congresso,

1. Avendo preso conoscenza:

i. Dei risultati della Conferenza Internazionale sulle politiche per i bambini/gli adolescenti diseredati e le famiglie, organizzata su iniziativa del CPLRE con il sostegno delle autorità di San Pietroburgo dal 2 al 4 aprile 1998, e segnatamente della Dichiarazione finale adottata all’unanimità al termine della Conferenza a cui hanno partecipato, in qualità di relatori, non solamente città e regioni europee ma anche ONG impegnate nella protezione dell’infanzia e nella lotta contro la miseria;

ii. Della relazione presentata dal sig. K.-C. Zahn (Germania) in seguito a tale Conferenza.

2. Ricordando:

i. Che gli obiettivi fondamentali del Consiglio d’Europa sono la salvaguardia e la promozione dei diritti dell’uomo, dello Stato di diritto e della democrazia, e che il Piano d’azione adottato in occasione del 2° Vertice dei Capi di Stato e di governo ha posto particolarmente l’accento sulla protezione della dignità umana contro l’esclusione sociale e sulla protezione dell’infanzia;

ii. La Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo, la Carta sociale europea e la Carta sociale riveduta;

iii La Convenzione delle Nazioni Unite relativa ai diritti del bambino;

iv. La Carta europea della partecipazione dei giovani alla vita comunale e regionale adottata dalla Risoluzione 237 della CPLRE, nonché gli altri testi afferenti ai diritti fondamentali e ai diritti del cittadino dei meno abbienti in Europa2;

v. Le prese di posizione dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, segnatamente la Raccomandazione 1121 (1990) relativa ai diritti del bambino e la Raccomandazione 1286 (1996) relativa a una strategia europea per i bambini;

vi. La Raccomandazione n. R (87)3 del Comitato dei Ministri sulle Regole penitenziarie europee, che mira a garantire il rispetto delle regole minime d’umanità e di dignità negli istituti penitenziari;

vii. Le “Conclusioni e Raccomandazioni” formulate nel 1994 dal Comitato direttivo sulla politica sociale del Consiglio d’Europa riguardo ai “bambini di strada”;

viii. Il sostegno determinante apportato dal CPLRE ai progetti condotti dalle ONG a San Pietroburgo tra il 1995 e il 1997 a favore della gioventù diseredata, con l’appoggio finanziario dell’Ufficio comunitario d’aiuto umanitario (ECHO).

3. Sottolinea:

i. Che le condizioni di vita dei giovani, degli adolescenti, se non addirittura dei bambini in tenera età che, senza aloggio, privi di risorse, cure, protezione ed educazione, vivono nelle strade e negli altri spazi delle nostre città, regioni e campagne, come del resto quelle delle famiglie molto indigenti e degli adolescenti incarcerati per lunghi periodi, in attesa di giudizio, in strutture totalmente inadeguate, costituiscono una violazione dei diritti dell’uomo in generale e dei diritti del bambino in particolare;

ii. Che la società civile nel suo insieme e i suoi rappresentanti eletti o nominati hanno l’obbligo non solo morale ma anche e soprattutto giuridico di fare tutto il possibile per garantire i diritti dei bambini alla protezione giuridica, segnatamente il diritto di vivere in modo dignitoso nella famiglia d’origine o, allorché ciò non sia possibile, in adeguate strutture sostitutive;

iii. Il ruolo d’impulso delle autorità locali, in collaborazione con la società civile, le istituzioni pubbliche, le famiglie e i bambini meno abbienti per il concepimento, la coordinazione e la valutazione di politiche pubbliche innovatrici ed efficienti che, tuttavia, non si limitino all’emergenza ma guardino risolutamente al futuro;

4. Raccomanda alle autorità locali e regionali della Grande Europa:

i. Di prendere in considerazione i risultati della Conferenza di San Pietroburgo e segnatamente la Dichiarazione finale allegata alla presente Risoluzione;

ii. Di riorientare le loro politiche pubbliche, in modo da prestare un’attenzione prioritaria ai bambini, agli adolescenti e alle famigle che si trovano in situazioni di grande precarietà e d’indigenza;

iii. Di combattere lo stato d’abbandono in cui si trovano i bambini e gli adolescenti che vivono nelle strade mediante:

- nuovi approcci, un assiduo lavoro di controllo, un’identificazione delle famiglie, un lavoro di reinserimento sociale, ivi compreso l’orientamento dei minori senza famiglia;

- uno stretto coordinamento con le autorità giudiziarie localmente coinvolte;

- la sostituzione delle misure repressive con misure di prevenzione.

iv. D’intervenire in modo coordinato con i servizi di pubblica sicurezza, le autorità giudiziarie e altre autorità interessate nell’ambito della prevenzione e della rieducazione dei bambini/degli adolscenti appartenenti ai gruppi a rischio:

- al fine d’evitare ogni inutile rottura tra le famiglie e i bambini/gli adolescenti capace di spingere questi ultimi nella strada;

- prendendo in considerazione una vera e propria promozione familiare e un adito ai diritti fondamentali (alloggio, risorse, assistenza sanitaria e sociale, educazione, ecc...).

v. Di sostenere ogni riforma strutturale dei sistemi giudiziari relativi ai minori, ivi compreso la sostituzione delle carceri di reclusione preventiva con istituzioni di accompagnamento, educazione e orientamento in attessa di giudizio che potrebbero essere affidate ad associazioni autorizzate;

vi. Di pronunciarsi a favore della creazione di “mediatori” incaricati di promuovere e di difendere i diritti dell’uomo e i diritti del bambino a qualsiasi livello di competenza territoriale;

vii. Di sostenere con tutti i mezzi possibili, e segnatamente tramite misure legislative e finanziarie, le ONG, le associazioni, i gruppi di volontari che operano per il benessere dei gionani meno abbienti e delle loro famiglie;

Per quanto riguarda la regione di San Pietroburgo:

i. Di prendere accordi di cooperazione con San Pietroburgo sul piano amministrativo e della formazione del personale locale nei campi sociali e sanitari;

ii. Di promuovere e facilitatare incontri e scambi di esperienza tra i responsabili della magistratura e della pubblica sicurezza nel campo del diritto penale dei minori;

iii. Di pronuovere e sostenere accordi di collaborazione tra le associazioni attive sul loro territorio e associazioni di volontari del territorio di San Pietroburgo, nonché tra istituzioni pubbliche e private che si occupano dell’infanzia e della gioventù in condizioni di miseria e delle loro famiglie;

iv. Di prendere in considerazione, in cooperazione col mondo associativo, programmi di formazione per i lavoratori sociali, i lavoratori delle strade, nonché scambi di giovani;

v. Di partecipare con le ONG interessate alla creazione a San Pietroburgo di un osservatorio sul mondo dei giovani e di una scuola di formazione permanente al volontariato.

5. Decide:

i. Di continuare in futuro ad apportare il suo sostegno all’azione intrapresa a San Pietroburgo da parte delle associazioni russe e straniere a favore dei bambini e dei giovani degli ambienti più poveri, dei bambini di strada e degli adolescenti incarcerati, segnatamente quelli che sono in attesa di giudizio;

ii. Di sostenere le proposte che mirano alla creazione a San Pietroburgo, con l’aiuto del volontariato europeo, di un “osservatorio” sul mondo dei giovani, nonché di una scuola di formazione permanente al volontariato;

iii. Di favorire ogni contatto, scambio, collaborazione, progetto comune tra le ONG, le associazioni, le istituzioni pubbliche e private delle città e regioni d’Europa e in particolare con San Pietroburgo, avente come scopo la promozione e la difesa dei diritti dell’uomo e dei diritti del bambino;

iv. D’incoraggiare le ONG aventi statuto consultivo presso il Consiglio d’Europa a svolgere un ruolo attivo negli ambiti coperti dalla presente Risoluzione;

v. Di ritornare ulteriormente con l’aiuto dell’Ufficio di Presidenza sull’applicazione della presente Risoluzione e della Dichiarazione ad essa allegata.

ALLEGATO

Dichiarazione finale della Conferenza Internazionale

Le politiche per i bambini/gli adolescenti
diseredati e le famiglie

San Pietroburgo, 2-4 aprile 1998

I partecipanti alla conferenza internazionale sulle “politiche per i bambini/gli adolescenti diseredati e le famiglie”, tenutasi a San Pietroburgo dal 2 al 4 aprile 1998 su iniziativa del Congresso dei poteri locali e regionali d’Europa,

sentiti:

- le relazioni di responsabili politici di città e regioni di San Pietroburgo (Russia), Amburgo (Germania), Padova (Italia), Bucarest (Romania), Strasburgo (Francia), London Borough of Newham (Regno Unito), Puskin (Russia), Dublino (Irlanda), Budapest (Ungheria), nonché di altre città e regioni della Grande Europa, sulle politiche intraprese per i bambini/gli adolescenti diseredati e le famiglie;

- il punto di vista di parlamentari, eletti locali e regionali, esperti e ricercatori, direttori di istituti penitenziari e di altre istituzioni;

- le relazioni di giudici per bambini di San Pietroburgo, Bobigny (Francia), East London Borough of Tower Hamlets e Newham (Regno Unito), sul ruolo delle autorità giudiziarie in un contesto locale;

- rappresentanti d’organizzazioni non governative, d’associazioni e del volontariato di diversi paesi europei;

- le conclusioni di una tavola rotonda che ha riunito rappresentanti dei diversi gruppi di partecipanti alla conferenza;

1. Constatano l’esistenza, in tutt’Europa, di minori3 le cui condizioni di vita costituiscono una violazione ai diritti dell’uomo e ai diritti del bambino riconosciuti in svariate convenzioni internazionali adottate o ratificate dalla grande maggioranza degli Stati membri del Consiglio d’Europa;

2. Constatano, in particolare, che tali condizioni di vita particolarmente inumane colpiscono soprattutto i bambini e i giovani degli ambienti più poveri, i bambini di strada e i giovani incarcerati, segnatamenti quelli che sono in attesa di giudizio;

3. Sottolineano che la Convenzione relativa ai diritti del bambino delle Nazioni Unite proclama il diritto dei bambini ad essere protetti, ad avere adito ai diritti e a essere considerati come cittadini attivi;

4. Ritengono che tale diritto costituisce allo stesso tempo un ardente dovere delle società civili e delle autorità pubbliche liberamente elette o nominate a qualsiasi livello di competenza territoriale; le società civili e i rappresentanti politici e amministrativi hanno, in particolare, il dovere morale ma anche giuridico di fornire a ogni minore in difficoltà o in pericolo il sostegno e l’aiuto adeguati allo stato di gravità della sua situazione;

5. Dichiarano che ogni minore ha il diritto inalienabile di vivere in modo dignitoso nella sua famiglia d’origine e, allorché ciò non sia possibile, il diritto di essere integrato in famiglie d’accoglienza o in adeguate strutture d’accoglienza pubbliche o private;

6. Sono convinti che l’applicazione delle convenzioni e dei testi internazionali relativi ai diritti del bambino necessita una cooperazione e una solidarietà internazionali, profonde, durature e fondate sulla fiducia, che il Consiglio d’Europa e i suoi Stati membri possono concepire e attuare con i loro mezzi;

7. Sottolineano il ruolo importante che possono e devono svolgere le autorità comunali e le autorità giudiziarie in un contesto locale per incitare i diversi servizi che si occupano della gioventù a elaborare alternative innovatrici e ricche d’immaginazione alle pratiche attuali, e a formulare in modo coordinato una politica per la gioventù;

8. Sottolineano l’attualità e la pertinenza delle “Conclusioni e Raccomandazioni” formulate nel 1994 dal Comitato direttivo sulla politica sociale del Consiglio dEuropa riguardo ai “bambini di strada” e condividono le considerazioni espresse dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa contenute nella Raccomandazione 1221 (1990), relativa ai diritti del bambino, e nella Raccomandazione 1286 (1996), relativa a una strategia europea per i bambini.

A. Sottolineano un’estrema urgenza: combattere senza indugio lo stato d’abbandono in cui si trovano i bambini e gli adolescenti che vivono nelle strade e in altri spazi delle nostre città, regioni e campagne mediante:

1. Un paziente lavoro d’approccio e di presenza delicati nei confronti di questi giovani, condotto da lavoratori della strada, volontari, autorità pubbliche di qualsiasi natura, con l’aiuto dei cittadini particolarmente sensibilizzati;

2. Primi contatti miranti a instaurare un rapporto di fiducia reciproca tra i giovani e gli adulti, grazie a offerte d’aiuto, al fine di soddisfare i bisogni essenziali dei giovani, sia sul piano materiale che morale;

3. Un assiduo lavoro di controllo dei giovani e allo stesso tempo d’identificazione delle famiglie, quand’esse esistono, mirante a esplorare ogni possibilità di riallacciare, se necessario nell’interesse dei giovani, i contatti tra queste ultime e i giovani;

4. Un lavoro di reinserimento sociale che richiede l’intervento di svariati protagonisti sotto il controllo dell’autorità giudiziaria (o altra autorità competente) incaricata di proteggere i minori, segnatamente allorché si tratti di scegliere la destinazione definitiva del giovane;

5. L’assistenza integrale, affettiva ed educativa dei bambini, quando i legami con la famigli sono definitivamente spezzati o quando essi sono senza famiglia;

6. Un orientamento educativo e professionale dei giovani adolescenti.

B. Formulano una grande richiesta: rivedere le strutture e il funzionamento della giustizia minorile, conformemente agli standard minimi delle Nazioni Unite relativi alle regole dell’amministrazione della giustizia giovanile (1985):

1. Riesaminando periodicamente l’età della responsabilità penale, veramente assai bassa in alcuni paesi, alla luce delle diverse politiche di prevenzione e dei loro risultati;

2. Prevedendo una protezione giudiziaria speciale e una procedura speciale per i minori (creazione di tribunali o corti per bambini, leggi penali speciali per i giovani, ecc.);

3. Garantendo ad ogni minore che è oggetto di una procedura giudiziaria un esame immediato del suo caso e nel rispetto dei termini tassativi, eliminando in tal modo la necessità di strutture di reclusione preventiva di lunga durata: “Justice delayed is justice denied”;

4. Garantendo un’assistenza giuridica, psicologica e sociale per i giovani meno abbienti che potrebbe essere fornita da professionisti volontari (Associazioni, ONG), autorizzati dalle autorità giudiziarie;

5. Prevedendo, in ultima istanza, pene sostitutive all’incarcerazione o pene d’incarcerazione aventi una durata minima strettamente fissata all’interno di parametri legalmente stabiliti;

6. Sostituendo progressivamente i provvedimenti repressivi con provvedimenti educativi, nonché le carceri con “comunità” o “centri d’accoglienza” capaci d’accompagnare da vicino i giovani, di educarli veramente e di formarli professionalmente. Tali istituzioni potrebbero essere affidate, mediante convenzione pubblica, a gruppi o associazioni di volontari riconosciuti sia dalle autorità giudiziarie che dalle autorità locali;

C. Proclamano la priorità della prevenzione sulla repressione, fondata su politiche conformi ai Principi direttivi delle Nazioni Unite sulla prevenzione della delinquenza giovanile (1985):

1. Che possano rivelarsi in fin dei conti conformi alle esigenze di una società civile, dell’umanità e dell’efficacia perché generalmente meno costose di qualsiasi altra politica centrata su strutture di repressione rigide e durevoli. È ormani accertato, infatti, che i bambini e i giovani senza alloggio rischiano, prima o poi, di entrare in conflitto con le leggi penali: conviene perciò prevenire l’ingresso o la progressione dei giovani nel sistema penale procurando loro un sostegno e un ambito di vita stabili;

2. Che mirino a fare uscire dall’isolamento e a coordinare i diversi servizi, reparti, protagonisti pubblici e privati, al fine d’evitare qualsiasi rottura inutile tra le famiglie e i bambini in tenera età o gli adolescenti;

3. Che identifichino i gruppi di giovani e le famiglie in stato di miseria, assicurino loro progressivamente una vera promozione familiare, un adito ai diritti fondamentali (salute, alloggio, ecc.), associando gli insegnanti e altri protagonisti sociali (servizi sociali e sanitari, polizia, se necessario, e giudici per bambini), senza dimenticare le persone interessate in qualità di veri e propri partner;

4. Che attuino per i genitori e i giovani programmi d’educazione dei genitori all’interno o all’esterno degli istituti scolastici;

5. Che ogni autorità pubblica dovrebbe attuare in modo coordinato alla luce di un piano stabilito su una base di prossimità, secondo il principio di sussidiarietà e di divisione delle competenze;

6. Che si appoggino sul volontariato attivo, capace di completare l’azione dei poteri pubblici e di prendere in mano problemi che questi ultimi non si pongono neanche, e di creare in tal modo una rete di solidarietà di base senza pari;

7. Valutate periodicamente, per mezzo di studi d’impatto, per verificare, ad esempio, che esse raggiungano veramente i meno abbienti.

Raccomandano:

Agli Stati:

1. Il totale rispetto e la completa applicazione della Convenzione delle Nazioni Unite relativa ai diritti del bambino;

2. Di stabilire pene esemplari per tutti coloro che sfruttano economicamente, sessualmente o in altro modo i bambini diseredati;

3. Di creare dappertutto in Europa una nuova istituzione giuridica: l’”Ombudsman” o “mediatore” incaricato di promuovere e di difendere i diritti del bambino ancorati alla Convenzione delle Nazioni Unite relativa ai diritti del bambino;

4. Che la divisione delle responsabilità e delle competenze con le collettività locali in un ambito così significativo come i diritti dell’uomo e del bambino sia accompagnata da un’adeguata divisione delle risorse finanziarie.

Alle collettività locali della Grande Europa:

1. Di “regolare e gestire”, conformemente alla Carta europea dell’autonomia locale, gli affari pubblici “in favore delle loro popolazioni”, ivi compreso perciò e in modo prioritario i bambini/gli adolescenti e le famiglie che si trovano in situazioni di grande precarietà;

2. D’intervenire in modo coordinato con i servizi di polizia, le autorità giudiziarie e altre autorità interessate nel campo della prevenzione e della rieducazione dei bambini/degli adolescenti e delle famiglie appartenenti ai gruppi a rischio;

3. Di sostenere con ogni mezzo possibile, e segnatamente tramite provvedimenti legislativi e finanziari, le associazioni, i gruppi di volontari che operano per il benessere dei giovani diseredati e delle loro famiglie;

4. D’appoggiare la collaborazione con le autorità locali e giudiziarie di altre città e regioni d’Europa al fine d’organizzare programmi di scambio e di formazione intraeuropei per magistrati, avvocati, rappresentanti della polizia e rappresentanti di altre autorità interessate, attivi nel campo del diritto penale dei minori.

Per quanto riguarda San Pietroburgo:

5. Una cooperazione più spinta tra la regione di San Pietroburgo e regioni d’altri paesi europei nei settori sociali e sanitari che conduca ad accordi sul piano amministrativo e della formazione del personale;

6. L’urgente iniziazione del personale amministrativo, giudiziario e di polizia alla Convenzione relativa ai diritti del bambino e al trattamemto professionale della problematica dei bambini appartenenti ai gruppi a rischio;

7. Di favorire gli accordi autonomi e volontari di collaborazione e di gemellaggio tra associazioni appartenenti a differenti paesi, e segnatamente con le associazioni di volontari di San Pietroburgo, in vista di reciproci scambi d’informazione e formazione;

8. La creazione a San Pietroburgo, con l’aiuto del volontariato europeo, di un “Osservatorio” sul mondo dei giovani, nonché di una scuola di formazione permanente al volontariato che potrebbe promuovere, facilitare e attuare progetti e reti europei;

9. Di sostenere qualsiasi iniziativa delle autorità di San Pitroburgo finalizzata a creare un “mediatore” per i diritti del bambino che abbia i mezzi per compiere in modo effettivo la sua missione;

10. D’accogliere favorevolmente le proposte dell´UNICEF di fornire un aiuto al fine di:

- rafforzare il coordinamento degli sforzi intrapresi e delle attività condotte dalle autorità pubbliche e dal settore non governativo a favore dei bambini e degli adolescenti;

- creare la funzione di “mediatore” per i diritti dei bambini;

- sostenere iniziative in materia di giustizia giovanile, segnatamente la formazione di giudici per bambini, riproducendo un progetto pilota già portato avanti in un quartiere della città di Mosca.

1 Discussa e approvata dalla Commissione Permanente del Congresso il 5 marzo 1999 (cfr. doc. CG (5) 24, progetto di Risoluzione, presentato dal sig. K. C. Zahn, Relatore).

2 - Risoluzione 243 (1993) su cittadinanza e grande povertà: la Dichiarazione di Charleroi;
- Risoluzione 244 (1993) sul diritto all’alloggio e sulle condizioni della sua applicazione da parte delle autorità locali e regionali;
- Risoluzione 41 e Raccomandazione 26 (1996) su “Salute e cittadinanza: l’assistenza sanitaria per i meno abbienti in Europa”;
- Risoluzione 43 (1997) sull’apertura dell’Europa a tutti i giovani: città e regioni in azione.

3 Minori: persone aventi meno di 18 anni, conformemente alle disposizioni della Convenzione delle Nazioni Unite relativa ai diritti del bambino.