17a SESSIONE PLENARIA

CG(17)9
18 agosto 2009

Prevenire la violenza contro i bambini

Commissione della Coesione Sociale

Relatrice: Pia BOSCH I CODOLA, Spagna (R, SOC[1])

A. Progetto di Risoluzione. 2

B. Progetto di Raccomandazione. 4

Sintesi

La violenza contro i bambini è presente in tutti gli Stati e travalica le frontiere culturali, sociali, di istruzione, reddito, origine etnica ed età.

Il Consiglio d’Europa ha preparato una serie di Linee guida di indirizzo politico relative a strategie nazionali integrate in materia di protezione dei bambini contro la violenza, che propongono un quadro nazionale pluridisciplinare e sistematico teso a prevenire e reagire a tutti gli atti di violenza nei confronti dei bambini.

Il presente rapporto si propone di favorire e contribuire al completamento e all’adozione delle Linee Guida, esaminando le specificità del ruolo che i poteri locali e regionali europei possono svolgere nella prevenzione di tale violenza e nella protezione dei loro cittadini più vulnerabili.


A. Progetto di Risoluzione[2]

1. La violenza nei confronti dei bambini rappresenta un problema globale di enormi proporzioni, la cui reale portata non può essere che ipotizzata, poiché la maggior parte dei casi resta invisibile. Inoltre, l’ampiezza dei fenomeni conosciuti varia in funzione delle definizioni adottate e delle procedure di segnalazione esistenti.

2. Ciò che è incontestabile è che tale violenza, che si verifica prevalentemente nel contesto di punizioni impartite dai genitori, rappresenta una violazione dei diritti dei bambini che ha non soltanto un impatto diretto sulla salute fisica e mentale delle vittime, ma anche effetti socioeconomici sulla collettività nel suo insieme.

3. Mentre le procedure penali e la maggior parte di quelle civili sono abitualmente di competenza dello Stato, alcuni temi cruciali nel campo della protezione del bambino possono essere demandati alle regioni o ai poteri locali, quali la regolamentazione e l’organizzazione dei servizi sociali e sanitari e l’adozione di specifiche norme qualitative per i servizi di assistenza al bambino.

4. Inoltre, le amministrazioni regionali e locali hanno spesso significative competenze istituzionali, che possono essere utilizzate per equilibrare la distribuzione sul proprio territorio di risorse destinate alla protezione dei bambini, per armonizzare esigenze, risorse e priorità locali rispetto alle norme nazionali e internazionali. 

5. Le Linee guida di indirizzo politico relative a strategie nazionali integrate in materia di protezione dei bambini contro la violenza del Consiglio d’Europa, che prendono origine dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dell’Infanzia, sono destinate a promuovere lo sviluppo e l’attuazione di strutture nazionali olistiche per la protezione dei bambini e dei ragazzi contro la violenza.

6. L’obiettivo del rapporto, della raccomandazione e della risoluzione del Congresso è assicurare un pieno supporto alle Linee Guida e contribuire a queste ultime e completarle analizzando alcune delle specificità del ruolo dei poteri locali e regionali nel contesto dei suddetti quadri nazionali.

7. Pertanto, il Congresso chiede ai poteri locali e regionali di fare in modo che le Linee Guida, in particolare per i punti che si riferiscono ai poteri locali e regionali, siano portate a conoscenza degli attori pertinenti sul proprio territorio e di stabilire contatti con il referente nazionale incaricato di agire quale collegamento tra le autorità locali competenti in materia di protezione del bambino e il Consiglio d’Europa.


8. Il Congresso invita, inoltre, i poteri locali e regionali ad inserire le seguenti tre dimensioni nelle proprie strategie di protezione del bambino:

Lavoro in rete e pianificazione partecipativa

a. esercitare pressioni per l’instaurazione di meccanismi permanenti di coordinamento con lo Stato volti ad armonizzare le politiche specifiche per i bambini e le politiche generali che hanno un impatto sulle loro condizioni di vita e la prevenzione principale e i diritti dei bambini nelle leggi, programmi e atti amministrativi e normativi a livello nazionale e regionale;

b. promuovere un analogo coordinamento e lavoro in rete inter-istituzionale e multidisciplinare nell’ambito dei livelli amministrativi decentrati, definendo meccanismi che possano operare a diversi livelli per garantire:

i.          a livello amministrativo, l’integrazione di politiche differenti, la valutazione di processi e risultati in corso e la promozione di iniziative specifiche quali la formazione, la raccolta dei dati e l’adozione di protocolli procedurali; e

ii.          a livello del management dei servizi, un team pluridisciplinare che ottimizzi le risorse professionali nel caso in cui non sia fattibile dal punto di vista finanziario o di efficienza creare un team specializzato permanente, limitando i rischi di doppioni e di ritardi negli interventi;

c. istituire una cooperazione formale tra i servizi di protezione dell’infanzia, le strutture di accoglienza femminile e i servizi per le donne vittime di violenza domestica per affrontare con determinazione la questione della testimonianza sulla violenza e mobilitare tutte le risorse disponibili per interventi e risposte di emergenza;

d. definire un piano di azione locale attraverso una “pianificazione partecipativa”, che costituisca un approccio complessivo, consensuale, con i principali attori, comprese le pertinenti associazioni professionali e di volontariato e le ONG, formalizzato da un accordo quadro che definisca gli obiettivi strategici, le priorità di azione, l’allocazione di risorse finanziarie, strutturali e professionali, gli standard e i requisiti qualitativi del servizio e le modalità di coordinamento tra i servizi locali e gli altri attori pertinenti;

Regolamentazione e criteri qualitativi

e. implementare, in conformità con le norme nazionali e internazionali, una serie di parametri e indicatori qualitativi progettati per l’adozione di sistemi di management della qualità da parte di tutti i servizi di assistenza ai bambini, nel settore pubblico e privato, comprese le procedure di accreditamento per la messa in opera di tali servizi e la supervisione degli operatori;

f. sviluppare linee guida regionali che definiscano con chiarezza procedure, ruoli e obiettivi degli interventi per l’individuazione di casi, l’accertamento e la protezione, comprese le risposte da predisporre in situazioni di emergenza per ridurre i margini di arbitrarietà o i ritardi ingiustificati;

g. riflettere sullo sviluppo e la promozione di una serie di linee guida etiche, per far fronte alla rivelazione di un abuso, da utilizzare nel sistema giudiziario e nei settori dell’educazione, del lavoro sociale e sanitario;

h. creare benchmark e criteri qualitativi favorevoli al bambino per incoraggiare organizzazioni, industrie e aziende private ad adottare politiche “favorevoli al bambino e contrarie alla violenza e allo sfruttamento” ed esigere, ad esempio nel caso del turismo sessuale, che operatori e agenzie turistiche locali adottino un codice di condotta e tengano informati i clienti di tale sfruttamento;

i. accertarsi che tutte le misure di protezione adottate dai servizi locali corrispondano alle specifiche esigenze di bambini disabili, rifugiati o altri bambini profughi, di bambini appartenenti a gruppi di minoranza o minori non accompagnati; 


Monitoraggio e valutazione

j. realizzare il monitoraggio e la valutazione dei piani e delle politiche di prevenzione in corso sulla base di un processo di revisione bottom-up, che coinvolga tutte le principali parti in causa;

k. introdurre mediatori regionali o meccanismi indipendenti per monitorare l’implementazione dei diritti e degli strumenti inerenti ai bambini nonché i canali a disposizione dei bambini per denunciare la violenza subita all’interno o all’esterno della famiglia, ad esempio a scuola o nei servizi di assistenza infantile.

9. Il Congresso invita il Comitato Economico e Sociale (ECOSOC) del Comitato delle Regioni dell’Unione Europea a farsi promotore di un’analisi dell’impatto dell’attuale crisi sociale ed economica sul livello di protezione sociale e il welfare per bambini e famiglie, dedicando una particolare attenzione ai più vulnerabili, quali i bambini disabili, migranti o i minori non accompagnati.

10. Il Congresso chiede alle associazioni di poteri locali e regionali di provvedere alla diffusione dei contenuti della presente risoluzione, della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla Protezione dei Bambini contro lo Sfruttamento e gli Abusi Sessuali e delle sue Linee guida di indirizzo politico relative a strategie nazionali integrate in materia di protezione dei bambini contro la violenza.

11. Il Congresso si impegna a continuare a contribuire ai lavori del programma “Costruire un’Europa per e con i bambini”, tramite la propria Commissione della Coesione Sociale e la partecipazione alla Piattaforma sui Diritti dell’Infanzia, lanciata in giugno 2009.

B. Progetto di Raccomandazione[3]

1. Pur costituendo un problema di portata globale, la violenza contro i bambini resta spesso nascosta; molti casi non vengono dichiarati e in molti luoghi maltrattamenti di questo tipo continuano purtroppo ad essere ampiamente accettati e considerati normali.

2. Si attendeva da tempo un documento di indirizzo politico di sintesi, basato sulla Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dell’Infanzia, l’acquis del Consiglio d’Europa e su altre norme internazionali pertinenti, destinato alla promozione dello sviluppo e dell’implementazione di un quadro nazionale pluridisciplinare teso a prevenire e reagire a tutti gli atti di violenza contro i bambini. 

3. Per questa ragione, il Congresso dei Poteri Locali e Regionali accoglie con favore le Linee guida di indirizzo politico relative a strategie nazionali integrate in materia di protezione dei bambini contro la violenza predisposte dal Programma “Costruire un’Europa per e con i bambini” e l’azione e le prassi da esse delineate a livello nazionale, regionale e locale.

4. È spesso il governo centrale a farsi carico della definizione dei principali obiettivi delle politiche pubbliche o dei livelli di base dei servizi da erogare nel paese, in materia di politiche sociali o sanitarie. Ciò nonostante, la prevenzione di prima linea della violenza contro i minori e la protezione di questi ultimi rientrano nelle competenze delle collettività territoriali.

5. Politiche incisive di welfare, fondate sullo sviluppo di un sistema locale integrato di servizi per i minori e le famiglie, possono costituire una risposta efficace per ottimizzare risorse insufficienti in un periodo di crescenti rischi di esclusione sociale e di indigenza. I miglioramenti in questi campi riguardano alcuni dei maggiori fattori di rischio in tema di violenza familiare contro i bambini e potrebbero indurre, di conseguenza, una riduzione della percentuale dei casi di maltrattamenti di bambini.


6. Inoltre, le regioni e le amministrazioni locali hanno spesso specifici poteri legislativi e normativi in materia di politiche sociali e sanitarie, di welfare e di educazione e sono in grado, pertanto, di promuovere un’azione di fondo per integrare la prevenzione della violenza contro i bambini come obiettivo trasversale in tutte le politiche che hanno un impatto, diretto o indiretto, sulla vita dei minori e delle famiglie.

7. Il rapporto, la raccomandazione e la risoluzione del Congresso si propongono, di conseguenza, l’obiettivo di assicurare un pieno supporto alle Linee Guida e di contribuire a queste ultime e completarle analizzando alcune specificità del ruolo dei poteri locali e regionali nel contesto del quadro nazionale ed evidenziando alcuni aspetti cruciali.

8. Alla luce di quanto precede, il Congresso chiede al Comitato dei Ministri di assicurare il suo totale supporto alle Linee guida di indirizzo politico relative a strategie nazionali integrate in materia di protezione dei bambini contro la violenza, presentate per adozione in Novembre 2009.

9. Il Congresso chiede inoltre al Comitato dei Ministri di invitare gli Stati membri a:

a. assicurare che sia predisposto un piano di azione nazionale o, se già esistente, che sia correttamente attuato, sulla base di un processo di collaborazione che coinvolga le amministrazioni centrali, le regioni e le autorità locali, nonché i rappresentanti della società civile, in conformità con le Linee Guida, e che tale piano accordi una particolare attenzione alle specifiche esigenze di bambini con disabilità, rifugiati o altri minori profughi, bambini appartenenti a gruppi di minoranza o privi di genitori;

b. istituire un meccanismo di coordinamento tra ministeri che abbiano specifiche responsabilità nell’implementazione di qualsiasi strategia di prevenzione nazionale, nella prospettiva di garantire un’integrazione ottimale delle politiche, la condivisione del monitoraggio e della valutazione di queste ultime, e una cooperazione nell’adozione del piano d’azione;

c. considerare la prevenzione della violenza, la protezione e la cura dei minori come servizi essenziali e non temporanei, e renderli parte integrante delle attività correnti dei servizi sanitari e sociali;

d. realizzare le indispensabili modifiche legislative nelle leggi nazionali, per ottenere che:

i.          la segnalazione di casi di presunta violenza contro i bambini diventi obbligatoria per tutti gli operatori professionali a contatto con essi, nel settore sia pubblico che privato; 

ii.          vengano predisposte procedure giudiziarie favorevoli ai bambini;

iii.         i bambini siano stati informati e resi consapevoli di quanto accade durante tutti i loro contatti con i servizi sociali e le autorità giudiziarie;

iv.         che i bambini siano accompagnati e appoggiati durante l’intera procedura giudiziaria da un mediatore che rappresenti i loro interessi, legali o altro;

e. definire una gamma nazionale di standard e livelli minimi di servizi, in modo da garantire l’uniformità degli interventi per aiutare le famiglie a rischio e per proteggere i minori vulnerabili e i bambini che hanno subito violenze;

f. accertarsi che qualunque riforma di decentramento nazionale intrapresa rispecchi gli impegni e gli obblighi globali da essi assunti sulla base degli strumenti europei o di altri strumenti internazionali e regionali che sanciscono i diritti dei bambini, in particolare la Convenzione delle Nazioni Unite per i Diritti del Bambino e i suoi protocolli opzionali e la Convenzione del Consiglio d’Europa per la protezione dei bambini contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale;

g. garantire finanziamenti stabili per i servizi di protezione dei bambini e accertarsi che i poteri locali e regionali abbiano le necessarie risorse umane e finanziarie in tale prospettiva, segnatamente in caso di devoluzione delle responsabilità ai livelli decentrati;


h. garantire un coordinamento politico e amministrativo permanente tra Stato e livelli di governance decentrati, predisponendo un meccanismo destinato a monitorare i piani d’azione nazionali/regionali, creare consensi, condividere responsabilità e prevenzione di fondo della violenza e diritti dell’infanzia nelle leggi, nei programmi e nell’amministrazione regionale;  

i. assicurare che le proprie autorità regionali e locali sono informate del fatto che un referente nazionale è stato incaricato di agire da tramite tra le autorità demandate alla protezione del bambino e il Consiglio d’Europa, e che conoscono la sua identità.

10. Il Congresso è impegnato nei due principali obiettivi delle iniziative del Consiglio, che sono il supporto all’implementazione delle norme internazionali in tema di diritti dell’infanzia, che rafforzano le responsabilità e le attribuzioni delle autorità a livello nazionale, regionale e locale, e l’introduzione di una visione dei diritti dell’infanzia in tutte le politiche e le attività degli Stati membri e il supporto di tale impostazione a livello regionale e locale. Il Congresso s’impegna a continuare a contribuire al rilevante lavoro del programma “Costruire un’Europa per e con i bambini”, tramite la Commissione della Coesione sociale e la sua partecipazione alla Piattaforma sui Diritti dell’Infanzia, lanciata in giugno 2009. 



[1] L : Camera dei poteri locali / R : Camera delle Regioni

GILD : Gruppo indipendente e Liberaldemocratico del Congresso

PPE/CD : Gruppo Partito Popolare Europeo - Cristiandemocratici del Congresso

SOC : Gruppo socialista del Congresso

NI : Membro non appartenente ad alcun partito politico del Congresso

[2] Bozza preliminare di risoluzione e bozza preliminare di raccomandazione approvate dalla Commissione della Coesione Sociale il 28 Aprile 2009.

Membri della Commissione:

Valerio Prignachi (Presidente), E. Haider (Vicepresidente), V. Rogov (Vicepresidente), C. Aksoy, M. Aliev, S. Altobello, A. Antosova, S. Barnes, B. Belin, S. Berger (sostituto: P. Schowtka), S. Bohatyrchuk-Kryvko, J.-M. Bourjac, S. Casey, M. Castro Almeida, A. Clemente Olivert, L. Chunaeva, A. Colucci, I. Dragunkina, A. Esen, J. Eugster‑Van Bergeijk, P. Filippou, M. Gerasymenko, S. Geirsson, M. Gojkovic (sostituto: D. Davidovic), I. Henttonen, U. Hiller (sostituto: G. Krug), G. Horvath, T. Karol, M. Khan (sostituto: J. Edney), W. Krochmal, I. Kuret, F. Lastra Valdes (sostituto: P. Bosch I Codola), B.‑M. Lövgren, D. Lloyd‑Williams, E. Maurer, A. Mimenov, V. Panciuc, D. Ronga, R. Ropero Mancera, E. Simonetti (sostituto: P. Muratore), J. Smyla, C. Tascon‑Mennetrier, G. Thum, R. Tirle, A Toader, E. Van Vaerenbergh, F. Wagner, J. Warmisham, P. Wies, C. Yusifov.

N.B.: I nomi dei membri che partecipano al voto sono in corsivo.

Segreteria della Commissione: D. Rios e M. Grimmeissen

[3] Vedi nota 2.