Raccomandazione 52 (1998)1 su le regioni e l'occupazione: contributo alla coesione sociale in Europa

Il Congresso,

Vista la proposta della Camera delle Regioni e avendo preso nota del parere della Camera dei Poteri Locali,

1. Avendo preso nota della relazione relativa a una "politica attiva delle regioni in materia di occupazione e di sviluppo socioeconomico", presentata dal Sig. Van Cauwenberghe (Belgio), nel corso della presente sessione,

2. Ricordando le precedenti dichiarazioni degli eletti locali e regionali sulle sfide poste dalla disoccupazione (Risoluzione 145 (1983), sull'occupazione giovanile (Risoluzione 178 (1986) e sulle nuove attività e professioni (Raccomandazione 25 (1996);

3. Riferendosi alla Risoluzione 1098 (1996) dell'Assemblea parlamentare, relativa alla disoccupazione in Europa: cause e rimedi, come pure alla Raccomandazione 1304 (1996) relativa al futuro della politica sociale;

4. Tenendo conto della Raccomandazione R (95) 2 del Comitato dei Ministri rivolta agli Stati membri sul ruolo dei servizi a favore dell'occupazione e della Raccomandazione R (94) 2 sullo sviluppo delle piccole e medie imprese;

5. Ricordando inoltre i propri lavori anteriori volti a rendere maggiormente noti i reali vantaggi di una politica di decentramento e di regionalizzazione negli Stati europei, la sua applicazione nel settore delle politiche occupazionali e in modo particolare nell'ambito del progetto di Carta europea dell'autonomia regionale,

6. Notando con interesse gli effetti delle iniziative intraprese a livello internazionale ed europeo per definire e lanciare delle politiche e dei programmi specifici volti a stimolare il mercato del lavoro e ad accrescere l'offerta in questo campo, e segnatamente:

- la Carta sull'occupazione elaborata dalla riunione del G8,

- la strategia per l'occupazione dell'OCSE e gli studi per la sua applicazione,

- Il Vertice europeo dell'Unione europea sull'occupazione, svoltosi a Lussemburgo nel novembre del 1997,

- il Vertice dei Capi di Stato e di Governo del Consiglio d'Europa (10-11 ottobre 1997), che considera la coesione sociale una delle priorità del suo piano di azione,

7. Constatando che il flagello della disoccupazione non accenna a diminuire e colpisce la maggior parte degli enti locali e regionali in Europa e che rappresenta un motivo di preoccupazione essenziale che va ben oltre le frontiere dell'Europa comunitaria e pone gravi problemi a tutti i paesi della grande Europa;

8. Ribadendo il suo convincimento che tra le politiche nazionali macro-economiche e le politiche di sviluppo endogeno condotte dalle collettività locali, gli enti regionali hanno un ruolo di primissimo piano da svolgere nella lotta alla disoccupazione, nella definizione e nell'applicazione di misure di protezione dell'occupazione, soprattutto a favore dei giovani;

9. Preoccupato dagli effetti piuttosto limitati delle attuali politiche nel campo occupazionale condotte sul piano nazionale ed europeo, che possono minare i fondamenti della coesione sociale e territoriale e, di conseguenza, a più lunga scadenza, la stabilità e la sicurezza democratica in Europa;

10. Ricordando che nel 1996 la disoccupazione in Europa ha raggiunto una media di circa l'11% della popolazione attiva, pur tenendo presenti le differenze sensibili tra i paesi nordici, con un tasso del 9, 3%, i paesi dell'Europa centrale ed occidentale, con un tasso del 9,8% e quelli dell'Europa meridionale, con un tasso del 12, 3%;

11. Constatando che gli indicatori del livello di disoccupazione variano notevolmente tra le regioni e che nelle regioni maggiormente colpite, più di un quinto della popolazione attiva è privo di lavoro;

12. Rammentando inoltre i problemi specifici dei nuovi paesi membri dell'Europa orientale, dato che la transizione verso un'economia di mercato e la ristrutturazione dell'industria e del commercio sono andate di pari passo con divari regionali molto sensibili in termini di crescita e di occupazione e che, per porre rimedio a tale situazione, sono necessari dei mezzi e degli sforzi notevoli, sia a livello governativo, che a livello delle regioni;

13. Convinto che l'imprenditorialità e soprattutto le PMI costituiscono degli attori chiave nella trasformazione delle ex economie pianificate, sia per quanto riguarda l'occupazione, che per il consolidamento delle strutture democratiche, poiché spingono i paesi in transizione ad istituire un ambito legislativo e normativo completo che permetta alle imprese di lavorare in un contesto di trasparenza amministrativa, di sicurezza democratica e senza ostacoli burocratici;

14. Constatando che la parte della popolazione maggiormente colpita è costituita dai giovani di meno di 25 anni, il cui tasso di disoccupazione nelle regioni europee varia dal 20 al 50%, o perfino di più in certe regioni dell'Europa del Sud;

15. Constatando che l'evoluzione del mercato del lavoro tende verso una diminuzione dei lavori manuali e non qualificati, a vantaggio delle occupazioni di tipo intellettuale e considerando di conseguenza che l'educazione, l'insegnamento, la formazione e la qualificazione hanno un ruolo rilevante in tutti i settori economici;

16. Considerando che ogni dispositivo di formazione dovrebbe essere impostato sui cinque obiettivi seguenti in materia di formazione e di inserimento:

- valutare maggiormente le necessità delle imprese nel campo della formazione;

- migliorare l'informazione di coloro che ricercano un posto di lavoro in materia di possibilità di corsi di riqualificazione esistenti;

- migliorare il coordinamento delle offerte di corsi di formazione;

- garantire un controllo qualitativo degli iter professionali individuali per orientare coloro che ricercano un lavoro in funzione della loro situazione e delle loro esigenze;

- valutare periodicamente l'insieme del dispositivo, con la partecipazione di tutti gli ambienti interessati;

17. Considerando che la formazione impartita nell'impresa - su forma di contratti di apprendistato, di stage di formazione o di formazione aziendale periodica - dovrebbe occupare un posto privilegiato nel quadro di questa politica;

18. Constatando che è indispensabile al giorno d'oggi seguire l'evoluzione e i mutamenti tecnologici in tutti i settori economici e che diventa quindi necessario continuare ad imparare lungo tutto l'arco della vita e apprendere nuove tecniche per adattarsi e riadattarsi a nuove forme di organizzazione aziendale ed occupazionale;

19. Sottolineando che è necessario che i programmi di formazione e i sistemi scolastici siano strettamente collegati con il mondo del lavoro;

20. Ricordando che la formazione, se vuole essere economicamente efficace e sostenibile, deve essere accompagnata da una politica di creazione di posti di lavoro e di inserimento professionale a favore di quanti ricercano un'occupazione (disoccupati o giovani alla fine dei loro studi);

Le misure seguenti potrebbero costituire un valido supporto a tale politica:

a. Incoraggiare i giovani imprenditori

- stimolando lo spirito imprenditoriale mediante informazioni ed incentivi economici e riducendo gli ostacoli amministrativi e gli oneri finanziari,

- creando dei programmi di assistenza, di formazione e di consulenza rivolti ai giovani imprenditori,

- mettendo a loro disposizione dei locali adeguati a prezzi contenuti,

- istituendo dei programmi regionali di garanzie, prestiti, o fondi, oppure agevolando il loro accesso ad un capitale di impianto o di rischio,

- agevolando i trasferimenti di imprese;

b. Stimolare il lavoro autonomo

- per aiutare le persone a diventare lavoratori autonomi nei settori dell'artigianato o della produzione;

c. Promuovere l'economia sociale

- le imprese del settore sociale - sia associazioni, che cooperative - seguono molto spesso i seguenti principi:

* fornitura di servizi ai membri o alla collettività (senza scopo di lucro)
* autonomia di gestione,
* processi decisionali democratici,
* preminenza degli individui e del lavoro rispetto al capitale nella ripartizione dei redditi,

d. Stimolare la ricerca di nuove forme occupazionali

- nuovi posti di lavoro vengono creati nel settore della cultura e del tempo libero, nel settore sociale, dell'assistenza domiciliare, nell'ambito di programmi finalizzati alla tutela ambientale e al miglioramento del quadro di vita, nei settori dell'innovazione e delle nuove tecnologie. Tali settori costituiscono dei mercati ad alta potenzialità di manodopera e sono maggiormente accessibili ai giovani senza qualifiche professionali;

21. Sottolineando che i poteri locali e regionali costituiscono un elemento chiave nella riuscita di una politica occupazionale, viste le loro competenze, la loro facoltà di condividere o di lanciare attività in questo campo e la loro vicinanza al cittadino, e viste le loro conoscenze approfondite delle particolarità socioeconomiche del loro territorio;

22. Sottolineando

- che l'importanza delle politiche di sviluppo regionale viene riconosciuta in linea di massima dappertutto e che gli attori di dette politiche, soprattutto gli enti regionali, contribuiscono quindi direttamente allo sviluppo dell'economia e dell'occupazione sul loro territorio,

- che l'economia regionale è essenziale ai fini della globalizzazione dell'economia, visto che la regione è l'ambito di riferimento e di azione per tutti coloro che vi vivono, vi lavorano e vi investono i loro capitali,

- che lo sviluppo regionale armonioso permette di raggiungere l'obiettivo di una coesione sociale destinata ad affiancarsi alle politiche di convergenza economica e di creazione di posti di lavoro,

- che sul piano regionale, si lavora in collaborazione con i vari attori che stanno imparando a coordinare i loro sforzi secondo nuove modalità imposte dagli obiettivi condivisi in materia di lavoro e creano pertanto una cultura della cooperazione interregionale per trovare risposte efficaci ad un'economia sempre più concorrenziale;

23. Ricordando quindi che le regioni rappresentano il livello adatto per lanciare dei patti territoriali per l'occupazione e dei partenariati tra tutti gli attori, pubblici e privati, sottolineando che vari modelli si possono applicare a seconda delle situazioni, nell'intento di rispondere ai diversi fabbisogni regionali;

Tali partenariati riuniscono soprattutto i rappresentanti delle organizzazioni degli imprenditori e dei sindacati, le autorità e le amministrazioni locali e regionali, nonché gli organismi specializzati nella gestione del mercato del lavoro, le organizzazioni non governative (ONG) e altri attori locali. I partenariati dovrebbero soddisfare i seguenti criteri:

- promuovere un'impostazione lanciata da tutti gli enti attivi sul campo,

- associare dei partner i cui ruoli e funzioni sono chiaramente definiti sia in materia di competenze, che di attività e di finanziamenti,

- innovare per quanto riguarda il contenuto delle attività e il loro funzionamento

- condurre delle attività nell'ambito di un approccio integrato.

L'obiettivo di detti partenariati è quello di individuare le difficoltà specifiche della regione e di stabilire una strategia globale e multisettoriale per agire insieme sul piano locale e regionale in modo coordinato e pluridisciplinare.

Questo tipo di patto territoriale per l'occupazione si basa essenzialmente sul coinvolgimento di tutti gli attori interessati in una determinata regione e sull'elaborazione di una strategia coerente di creazione di posti di lavoro nella regione. Rappresenta una ricerca di efficacia e deve essere visto come un nuovo mezzo per accrescere e migliorare gli interventi;

24. Sottolineando che tali politiche di partenariato e di patto per l'occupazione rappresentano la messa in pratica del principio di sussidiarietà che permette alle autorità regionali di sfruttare la sfera delle loro competenze sviluppando delle iniziative specifiche nel campo occupazionale adattate alla loro regione;

25. Convinto che la regionalizzazione e il decentramento delle politiche sull'occupazione e sullo sviluppo economico, come pure delle competenze in questi campi e delle strutture amministrative a livello delle regioni offriranno, nel quadro di una politica di sviluppo regionale endogeno, degli effetti di complementarità che sono indispensabili per le politiche nazionali ed europee, permettendo di lanciare nuove iniziative per la creazione di nuovi posti di lavoro;

26. Convinto della necessità per l'occupazione e lo sviluppo socioeconomico di collegare strettamente le politiche attuate a livello locale e regionale, tanto più che le regioni stanno dimostrando di saper svolgere un ruolo particolarmente efficace nel raggruppare e coordinare le iniziative locali ed offrono spesso a livello locale i supporti necessari in materia di consulenze, di accompagnameno, di inquadramento e di infrastrutture;

Nel quadro e in virtù del principio di sussidiarietà, le regioni devono riconoscere il ruolo importante che spetta ai comuni nel coordinamento delle politiche avviate a livello locale: essi possono costituire dei partenariati con degli istituti di formazione, dei centri pubblici di assistenza sociale, delle associazioni attive nel campo dell'economia sociale e promuovere in tal modo l'istituzione di reti atte a favorire lo scambio di esperienze e la nascita di nuove idee in materia di creazione di posti di lavoro a livello locale.

27. RACCOMANDA

I. Ai Governi

a. di impostare le loro politiche in materia di occupazione a livello territoriale, decentrando e regionalizzando le competenze, gli strumenti di intervento sul mercato del lavoro e le necessarie strutture amministrative;

b. di sostenere maggiormente le regioni nei loro sforzi volti alla creazione di posti di lavoro e di condizioni specifiche che consentano di sviluppare il mercato del lavoro regionale, mediante dei mezzi finanziari e il sostegno politico ed amministrativo idoneo e facendo in modo che le regioni siano naturalmente coinvolte nell'applicazione delle politiche nazionali;

c. di considerare i mercati regionali del lavoro come un componente importante della loro politica economica nazionale e di delegare alle autorità regionali maggiori poteri per l'applicazione della politica di sviluppo economico del mercato del lavoro e per l'attuazione di politiche macro-economiche nazionali ed europee;

d. di adottare le misure necessarie per permettere alle regioni di sviluppare le loro politiche specifiche per potenziare il mercato del lavoro regionale e per frenare la disoccupazione, in particolar modo :

* adattando alle esigenze del mercato del lavoro regionale i programmi di insegnamento e di formazione, di informazione, di consultazione e di inquadramento rivolti ai disoccupati in genere e ai giovani in particolare;

* attuando dei programmi e dei provvedimenti finalizzati all'inserimento dei giovani nella vita professionale;

* suscitando e creando nuovi posti di lavoro, segnatamente nei settori ad alte potenzialità di crescita, quali l'ambiente e l'ambiente di vita, il settore sociale, socio-culturale e turistico, le nuove tecnologie e l'insieme del settore terziario;

* incoraggiando i giovani imprenditori mediante mezzi finanziari, tecnici e di consulenza, infrastrutture appropriate e semplificando le formalità amministrative e giuridiche;

* realizzando dei partenariati di tipo orizzontale con attori privati e pubblici nel settore dell'occupazione, sia a livello intraregionale, che interregionale;

* sviluppando la formazione, le competenze professionali e le attitudini lavorative della fascia più anziana della popolazione attiva;

e. di lanciare dei patti regionali per l'occupazione e la creazione di partenariati verticali che comprendano gli attori a tutti i livelli, locale, regionale, nazionale ed europeo;

f. di praticare una maggiore flessibilità regionale nell'applicazione delle politiche nazionali e di seguire nuove impostazioni quali la ridistribuzione e la riduzione dell'orario di lavoro, i turni lavorativi, la creazione di condizioni che permettano il lavoro part-time, la pianificazione del tempo di lavoro, la mobilità e la trasformazione di misure passive, destinate ad attutire le conseguenze della disoccupazione, in misure attive per il mercato del lavoro;

g. di intraprendere urgentemente le misure necessarie per equilibrare la crescita economica che si registra attualmente nei grandi settori di produzione industriale con una politica volontaristica volta all'inserimento della popolazione attiva nel mercato del lavoro in base ad una migliore solidarietà nella ridistribuzione dei redditi;

h. di innovare la gestione e l'organizzazione del mercato del lavoro per renderli più trasparenti ed accessibili agli esclusi, soprattutto ai giovani senza esperienza professionale;

i. di promuovere l'innovazione tecnologica mediante provvedimenti adattati alle specificità regionali. In questo contesto, di accordare la massima importanza allo sviluppo delle nuove tecnologie informatiche e di sviluppare delle condizioni favorevoli, affinché possano creare nuovi posti di lavoro;

j. di sostenere la creazione di strumenti atti a regolare il mercato del lavoro, soprattutto grazie alla creazione o al miglioramento di osservatori regionali del mercato del lavoro e della formazione, onde poter prevedere in modo globale i fabbisogni in manodopera e in qualifiche professionali legati all'evoluzione demografica e ai mutamenti tecnologici;

k. di incoraggiare lo sviluppo e l'espansione delle piccole e medie imprese ed industrie, tenendo conto delle specificità regionali, in special modo proponendo un ambiente favorevole (infrastrutture, attrezzature,...), istituendo delle strutture di accompagnamento e di consulenza e/o sostenendo la creazione di reti di aziende.

II. Alle istituzioni dell'Unione europea

a. di sostenere maggiormente la regionalizzazione delle politiche sull'occupazione e il rafforzamento delle competenze degli enti regionali in questo campo e di assistere le autorità regionali mediante programmi specifici volti a stimolare le azioni innovative delle regioni per sviluppare e rafforzare l'economia e il mercato del lavoro regionale,

b. di partecipare ai patti per l'occupazione e ai partenariati regionali e favorire la raccolta delle esperienze relative alle azioni innovative realizzate in questo campo sul piano europeo, per permettere alle regioni di trarre vicendevole vantaggio dalle loro esperienze,

c. di incoraggiare mediante i vari programmi e le diverse politiche sullo sviluppo regionale e l'occupazione la creazione e il potenziamento di strutture regionali nei paesi membri, come pure nei paesi dell'Europa centrale candidati all'adesione, applicando in tal modo il principio di sussidiarietà nell'organizzazione del mercato del lavoro;

III. All'OCSE

a. di proseguire l'attuazione della strategia per l'occupazione e di impostare a livello regionale il suo lavoro di analisi e di raccolta dei dati,

b. di prendere maggiormente in considerazione il ruolo e le potenzialità delle regioni nell'organizzazione del mercato del lavoro e nella creazione di posti di lavoro, soprattutto nell'ambito della politica di sviluppo regionale specifica,

c. di analizzare i risultati delle politiche in materia di occupazione nei paesi con una struttura federale o regionale e di procedere a dei confronti con quelli degli Stati con struttura unitaria o fortemente centralizzati;

IV. Al Consiglio d'Europa

Al Fondo di Sviluppo Sociale

a. di considerare prioritario, nel quadro delle proprie attività, l'impatto dei suoi progetti sul mercato del lavoro regionale;

b. di tener conto delle disparità regionali nella definizione e l'orientamento dei suoi progetti,

c. di studiare le modalità che consentano alle regioni di usufruire maggiormente dei prestiti del Fondo e di avviare a tal fine un dialogo con la Camera delle Regioni;

Al Comitato dei Ministri

a. di integrare nel suo programma per la coesione sociale gli aspetti particolari dell'occupazione a livello regionale e di incoraggiare un programma di scambi di esperienze e di informazioni in questo campo che sia aperto a tutti i paesi membri,

b. di incaricare il CDLR di analizzare le competenze delle autorità regionali nel settore dell'occupazione e gli strumenti giuridici, finanziari ed amministrativi a loro disposizione per contribuire alla lotta alla disoccupazione, soprattutto quella dei giovani e i mezzi a loro disposizione per favorirne l'inserimento professionale,

c. di far partecipare il CPLRE al programma intergovernativo relativo all'occupazione e alla coesione sociale, al fine di integrarvi le esperienze degli enti locali e regionali,

di introdurre la dimensione regionale nel programma demografico intergovernativo.

1 Discussa e approvata dalla Camera delle Regioni il 27 maggio 1998 e adottata dalla Commissione Permanente del Congresso il 28 maggio 1998 (ved. doc. CPR (5) 2 riv., progetto di Raccomandazione presentato dal Sig. J-C. Van Cauwenberghe, Relatore) .