16a SESSIONE PLENARIA
Strasburgo, 3-5 marzo 2009

La frattura digitale e la e-inclusion nelle regioni

Risoluzione 282 (2009)[1]

1. Esistono oggi in Europa importanti disparità tra i vari gruppi di popolazione in materia di accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT), simboleggiate dalla rete Internet, ma anche dai terminali per la telefonia mobile, disparità riscontrabili inoltre nel loro livello di diffusione e di utilizzo.

2. Tali divari in materia di accesso alle ICT si spiegano in funzione di vari fattori demografici e socio-professionali (età, sesso, composizione del nucleo familiare, livello di studi, redditi, categoria professionale) e sono rafforzati dall’esclusione, che ne è una delle conseguenze; tali disparità sono inoltre acuite per effetto di certe variabili geografiche o geopolitiche (divari tra aree urbane e aree rurali, tra regioni o tra paesi, tra il Nord e il Sud).

3. Per quanto spesso si utilizzi il termine « frattura digitale », tali disparità non corrispondono a una frattura netta e ben delimitata, ma piuttosto a una serie di divisioni che si sovrappongono; le ITC non fanno altro che rivelare l’esistenza dell’esclusione nelle nostre società.

4. La nozione di e-inclusion significa quindi un’azione positiva. Pone il problema della parità di accesso alla "società dell’informazione" o alla "società della conoscenza"; si tratta di una nozione pluridimensionale: incarna il diritto di ciascun cittadino a un accesso alle ICT, all’acquisizione di competenze, all’informazione.

5. Al riguardo, i pubblici poteri detengono una grande responsabilità e possono svolgere un ruolo fondamentale in quanto decisori, fornitori di servizi indispensabili, (poiché i servizi on-line sono un elemento essenziale della promozione dell’inclusione digitale), e in quanto motori del cambiamento.

6. Le autorità pubbliche saranno inoltre spinte ad utilizzare sempre di più le ICT per rafforzare la conduzione democratica degli affari pubblici e la sua legittimità, che dipenderà del resto direttamente dal numero dei suoi « cyber-cittadini ».

7. Il Congresso è persuaso che è essenziale comprendere e affrontare le sfide che comporta la rapida evoluzione delle ICT, allontanando a ogni costo il rischio attuale e futuro di una divisione nelle nostre società in funzione dei mezzi e delle capacità dei cittadini ad utilizzarle.


8. In considerazione di quanto precede, il Congresso invita i poteri regionali degli Stati membri del Consiglio d’Europa a proseguire attivamente i loro sforzi a favore dell’inclusione digitale, e, in particolare:

a. a garantire sia un approccio sostenibile alla società dell’informazione, che una migliore risposta alle esigenze e alle aspettative dei cittadini, creando delle agende digitali regionali, che tengano conto dei seguenti elementi:

i.          Le raccomandazioni dell’iniziativa i2010 della Commissione europea sulle politiche in materia di società dell’informazione e dei media e le conclusioni della Conferenza ministeriale europea sulla e‑inclusion, svoltasi dal 30 novembre al 2 dicembre 2008, a Vienna;

ii.         la partecipazione dei cittadini all’elaborazione di progetti preparati per loro e con loro;

iii.        l'accesso, e, a tale scopo, le regioni devono:

-                proseguire lo sviluppo equilibrato delle infrastrutture di telecomunicazioni, in quanto elemento indispensabile, ma non esclusivo, della e-inclusion;

-                sviluppare e strutturare un’offerta di accesso pubblico a Internet a prezzo abbordabile o gratuito, mantenendo i punti di accesso pubblici gratuiti nei paesi in cui esistono e, per i paesi che non dispongono di questo tipo di servizi, o che non hanno i mezzi per attuare tale politica, avvalendosi dell’assistenza di operatori privati e facilitando l’accesso a Internet mediante un sistema di assegni o di carnet di buoni di accesso finanziati dalle città o dalle regioni;

-                mettere dei terminali digitali alla portata di tutti, grazie a una politica di riutilizzo del materiale dell’amministrazione regionale e delle strutture da essa gestite (istituti scolastici, ospedali, ecc)  destinandolo in particolare alle famiglie più modeste per le quali l’acquisto di un computer costituisce un freno all’inclusione digitale;

iv.        l’accessibilità, e tal fine, le regioni devono:

-                garantire la conformità di tutti i siti da esse gestiti con le norme di accessibilità e lanciare una vera riflessione sulla configurazione di tali servizi on-line e la loro facilità di utilizzo;

-                sensibilizzare gli operatori privati della regione, per esempio includendo certe esigenze di accessibilità nei loro contratti di appalto;

v.         corsi di formazione evolutivi, e, a tal fine:

-                proporre, nei luoghi pubblici di accesso a internet o tramite altri dispositivi di insegnamento, un’offerta di formazione alle ICT che consenta di sviluppare gli utilizzi delle ICT che rappresentano un valore aggiunto e che sia orientata ai bisogni ben definiti dei diversi pubblici;

-                mettere a disposizione dei contenuti gratuiti che consentano ai cittadini di sviluppare l’utilizzo più pertinente, diano loro una maggiore autonomia e favoriscano gli scambi;

vi.        l’informazione e la sensibilizzazione dei cittadini, e, a tale scopo:

-                attuare una politica di informazione del pubblico sull’interesse rappresentato dalle ICT, ricollegandole alle preoccupazioni di tali pubblici specifici  (informarsi, istruirsi, trovare lavoro, ecc,.);

-                sforzarsi di interessare e sensibilizzare anche i pubblici più lontani dalle ICT, andando incontro alle loro esigenze con iniziative quali i « cyber-bus », e sviluppando attività sul lungo termine di affiancamento per l’utilizzo delle ICT per i soggetti più fragilizzati;

b. a tenere presente la necessità di adottare un’impostazione trasversale e prendere in considerazione le fratture digitali nelle loro varie dimensioni, integrando la preoccupazione della e-inclusion in altre politiche territoriali (nel campo della cultura, dell’istruzione, della sanità, dell’azione sociale, ecc.).



[1] Discussa e approvata dalla Camera delle regioni il 4 marzo 2009 e adottata dal Congresso il 5 marzo 2009, 3° seduta (vedi doc. CPR(16)1REP, relazione esplicativa, relatore: J.-M. Bourjac (Francia, R, SOC)).