19a SESSIONE

CG(19)12
10 settembre 2010

L’integrazione culturale delle donne musulmane nelle città europee

Commissione Cultura e Istruzione

Relatrice: Amy KOOPMANSCHAP, Paesi Bassi (L, SOC[1])

Progetto di risoluzione. 2

Sintesi

Le donne musulmane che vivono nelle città europee incontrano spesso difficoltà a integrarsi nella società, dovute a molteplici fattori, quali i problemi linguistici, le differenze culturali, le rappresentazioni stereotipate nei mass media.

Il presente rapporto delinea un quadro della situazione dei paesi europei in cui vivono delle minoranze musulmane, pone in risalto alcune buone prassi seguite in alcuni Stati membri e mostra come le autorità locali possano facilitare l’integrazione culturale delle donne musulmane.


Progetto di risoluzione[2]

1. Nell’Europa odierna, e in particolare nei paesi dove le comunità musulmane rappresentano una minoranza, le donne immigrate musulmane devono affrontare molteplici difficoltà, spesso di natura culturale, derivanti dal rapporto tra la cultura dominante del paese di origine e quella del paese di accoglienza, nonché dalle diverse sensibilità culturali espresse da vari gruppi di ciascuna delle due  società. Le donne musulmane vivono sovente un doppio sradicamento culturale, poiché soffrono per il graduale allentarsi dei legami con la loro cultura d’origine, senza peraltro potersi identificare con la cultura dominante del paese che le accoglie. Gli enti locali possono svolgere un ruolo determinante per aiutarle a sormontare gli ostacoli che incontrano sul difficile cammino dell’integrazione.

2. Le donne musulmane non sono un gruppo omogeneo: la notevole varietà dei loro contesti sociali, educativi e culturali, nonché delle loro situazioni familiari e professionali determina in larga misura la loro integrazione e i loro rapporti con la comunità di accoglienza. Il termine “musulmano”, utilizzato in questo contesto per distinguere un gruppo di immigrati, richiede una definizione più precisa. Nella pratica, queste donne devono essere viste e trattate come individui con bisogni specifici e che si trovano in determinate situazioni. In molti casi preferiscono essere identificate con il loro nucleo familiare, il loro paese d’origine o la loro professione, piuttosto che con una qualsiasi appartenenza religiosa.

3. Le difficoltà culturali che devono affrontare numerose donne musulmane immigrate giunte da poco in Europa sono di diverso tipo: devono transigere e trovare compromessi con le restrizioni imposte dalla loro cultura tradizionale e sforzarsi di colmare il divario sempre più ampio che separa le loro convinzioni da quelle che i loro figli possono acquisire nel sistema educativo del paese di accoglienza. Spesso provengono da paesi, da regioni o da località che non hanno le stesse tradizioni in materia di parità tra donne e uomini di quelle dei paesi e delle comunità di accoglienza. Tale fattore può causare una sensazione piuttosto diffusa di isolamento, di insicurezza affettiva e di esclusione sociale. Le donne musulmane sono inoltre esposte a un forte rischio di disoccupazione e di violenze domestiche.

4. La conoscenza della lingua e l’educazione sono elementi cardine del processo di integrazione. L’ignoranza genera pregiudizi e sospetti. Le donne si trovano spesso isolate a causa della scarsa conoscenza della lingua del paese di accoglienza. Nel contempo, rivestono un ruolo fondamentale per la trasmissione della lingua materna ai figli.

5. La scarsa partecipazione delle donne musulmane alla pratica sportiva le priva di attività che rappresentano un forte potenziale di integrazione.

6. Questi ostacoli all’integrazione sono ancora aggravati dal recente aumento dell’islamofobia e dell’utilizzo degli stereotipi nei mass media, che possono contribuire a generare nelle donne musulmane il sentimento di non essere accettate e di non sentirsi a proprio agio nel paese di accoglienza.


7. L’incapacità delle società europee di comprendere la complessità della situazione di questo gruppo importante e vulnerabile che vive al loro interno comporta una perdita per tutta la comunità nel suo insieme. Non solo infatti le società non si avvalgono dell’esperienza, delle competenze e del potenziale creativo di queste persone, ma, circostanza ancora più grave, la vasta presenza di persone percepite in un certo senso come una realtà non appartenente alla cultura del paese di accoglienza può avere serie conseguenze per le comunità del paese stesso, che rischiano di arroccarsi su posizioni difensive e su mentalità di fortezza assediata.

8. Tale situazione, lungi dall’essere inevitabile, può essere combattuta. L’adozione di misure e di politiche intelligenti può contribuire notevolmente ad aiutare le nuove ondate di immigrati ad adattarsi e a trovare il loro posto nelle società che li accolgono, come altri immigrati già lo hanno fatto prima di loro.

9. Occorre porre in risalto l’importanza del dialogo, piuttosto che l’assimilazione. Le comunità di accoglienza non sempre conoscono la ricchezza e la diversità culturale del mondo musulmano, troppo spesso occultate dalla retorica sull’islamizzazione e l’islamofobia.

10. Si dovrebbe altresì porre l’accento sull’emancipazione e sullo sviluppo delle competenze, piuttosto che sui divieti. Se verrà data loro la possibilità, le donne musulmane immigrate sapranno prendere in mano il proprio futuro e trovare il loro posto nella comunità di accoglienza.

11. Il mondo islamico presenta una diversità e un patrimonio culturale di un’estrema ricchezza, che possono offrire lo spunto per proporre molteplici attività culturali comuni nelle società di accoglienza.

12. Dal momento che la maggior parte delle attività destinate a favorire l’integrazione sono organizzate a livello locale, gli enti locali occupano una posizione strategica al riguardo.

13. Il Congresso invita pertanto i poteri locali e regionali a incoraggiare, stimolare e promuovere delle misure specifiche atte a facilitare l’integrazione delle donne musulmane immigrate nelle loro comunità, in particolare:

a. proponendo formazioni appropriate per l’apprendimento della lingua del paese di accoglienza;

b. proponendo servizi per l’infanzia, quali gli asili nido, e un supporto linguistico nella lingua materna per questi bambini;

c. sensibilizzando i funzionari comunali alle questioni specifiche legate all’integrazione delle donne musulmane;

d. proponendo servizi di accoglienza specifici per gli immigrati giunti di recente, atti a fornire loro informazioni sulle differenze culturali e consulenze e informazioni sui servizi pubblici;

e. offrendo possibilità di incontri e di confronti con donne della comunità di accoglienza; 

f. creando spazi dove possano incontrare e comunicare con altre donne e discutere questioni di comune interesse, quali le differenze culturali, l’educazione dei figli, le tradizioni matrimoniali e le violenze domestiche;

g. offrendo possibilità di incontri e di confronti con donne musulmane che possano definirsi un esempio riuscito di integrazione professionale;

h. fornendo un aiuto per la creazione e la gestione di associazioni;

i. adottando misure destinate a promuovere la completa partecipazione delle donne musulmane nelle attività sportive, mediante campagne educative e accrescendo il numero di attività sportive riservate alle donne; 


j. offrendo alle donne musulmane la possibilità di affermare ed esplorare la propria identità culturale, nell’ambito di attività e di associazioni culturali ed educative, grazie alla celebrazione di diversi eventi culturali dei paesi di origine, ponendo in risalto la ricchezza culturale di questi gruppi etnici, e grazie alle arti dello spettacolo, alla scoperta del patrimonio culturale, alla cultura e alle arti popolari;

k. proponendo servizi speciali per gli immigrati anziani, che possono consistere in luoghi di dialogo e in attività culturali specifiche.

14. Il Congresso chiede ai poteri locali e regionali di adottare dei provvedimenti per combattere le immagini stereotipate delle donne musulmane trasmesse nei media, in particolare nel modo seguente: 

a. utilizzando i propri media e collaborando con altri media locali per presentare una visione realistica e approfondita dei gruppi e delle popolazioni locali, favorendo così l’instaurarsi della fiducia e intensificando i contatti all’interno delle comunità interessate;

b. sensibilizzando alla diversità e alle differenze di origine e di mentalità delle comunità immigrate;

c. incoraggiando il dibattito sulle differenze legate alla cultura e ai valori, sulle divergenze tra le culture tradizionali e i valori delle democrazie liberali, favorendo i confronti sul pluralismo e sulla tolleranza religiosa, sulla politica e sui valori personali.

15. Nella consapevolezza che uno degli elementi fondamentali per un’integrazione riuscita è rappresentato dall’esercizio di un’attività professionale, gli enti locali sono invitati a utilizzare i servizi educativi e gli eventi locali per promuovere e far conoscere le possibilità occupazionali e i servizi pubblici per l’impiego.



[1] L: Camera dei poteri locali/ R: Camera delle Regioni

GILD: Gruppo indipendente e Liberaldemocratico del Congresso

PPE/CD: Gruppo Partito Popolare Europeo –Cristiandemocratici del Congresso

SOC: Gruppo socialista del Congresso

NI: Membro non appartenente ad alcun partito politico del Congresso

[2] Bozza preliminare di risoluzione, approvata dalla Commissione Cultura e Istruzione il 16 marzo 2010.

Membri della Commissione:

K.-H. Lambertz (Presidente), I. Demchenko (Vice-Presidente), M. Mukhametshin (Vice-Presidente), L. Andrysiak, M. Aygün, A. Bryggare, E. Campbell-Clark, A. Cook, E. Costello, G. Dalleres Codina, R. Della Bianca (sostituto: A. Muzio), J. Demeter, K. Dombrowicz, V. Eble, V. Gebel, D. Ghisletta, L. Güven, J. Heddegaard, R. Hugues, J. Jalinska, A. Juhas, T. Kedziora, J.‑P. Klein, A. Koopmanschap, B. Kristo, S. Luca, B. Machzczek-Stuth, G. Marmo (sostituto: L. De Fanis), S. Medvedev (sostituta: N. Pilyus), M.-M. Mialot Muller, V. Moreira, G. Mossler-Törnström, A. Nemcikova (sostituta: I. Babicova), V. Nersysian, J. Nilsson (sostituta: A. Beskow), O. Olavsen, V. Oluiko, C. Raimbert, G. Reljic, Y. Rzayeva, H. Richtermocova, G. Rink (sostituta: C. Vossschulte), P. Russo, W. Schuster (sostituta: B. Collin-Langen), M. Sidukhina (sostituto: V. Belikov), V. Simelis, G. Spartanski, L. Szabo, J.-L. Testud, I. Tzaki, P. Zambakhidze.

NB: I nomi dei membri che hanno partecipato al voto sono indicati in corsivo.

Segretariato della Commissione: A. Bartling e T. Lisney