18a SESSIONE
Strasburgo, 17-19 marzo 2010
Dopo Copenaghen, le città e le regioni raccolgono la sfida
Risoluzione 298 (2010)[1]
1. La 15a Conferenza delle Parti alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici ha riunito a Copenaghen (Danimarca), dal 7 al 18 dicembre 2009, i rappresentanti di 193 governi e un grandissimo numero di autorità territoriali e di organizzazioni non governative di tutto il mondo per preparare il seguito da dare al protocollo di Kyoto.
2. È stata una conferenza emblematica per la mobilitazione e le aspettative suscitate presso l’opinione pubblica, segnando quindi una svolta storica nella risposta mondiale alla sfida del riscaldamento climatico.
3. Duole constatare, tuttavia, che l’accordo politico concluso resta insoddisfacente rispetto alle sfide odierne, che non sono unicamente ecologiche, ma anche economiche, e che riguardano ugualmente l’aspetto dell’equità e dei diritti umani.
4. Nel deplorare tale assenza di risultati, il Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa si augura nondimeno che tale accordo possa rappresentare una prima tappa verso l’elaborazione di un nuovo trattato vincolante, che occorre imperativamente adottare in occasione della prossima Conferenza delle Parti, che si svolgerà in Messico, dal 29 novembre al 10 dicembre 2010.
5. Numerosi rappresentanti degli enti territoriali di tutto il mondo hanno partecipato al summit di Copenaghen, alcuni di loro in qualità di membri delle loro rispettive delegazioni nazionali, come era stato caldeggiato nella Raccomandazione 271 (2009) e nella Risoluzione 288 (2009) del Congresso.
6. Constata con soddisfazione la loro determinazione, forse ancora più salda dopo Copenaghen, di agire a favore del clima e di mobilitarsi, sia nell’ambito della roadmap dei governi locali per il clima, che delle loro rispettive reti e associazioni.
7. Il Congresso era anch’esso rappresentato a Copenaghen e si è fortemente impegnato, soprattutto accanto al Comitato delle Regioni dell’Unione europea, affinché sia pienamente riconosciuto il ruolo che devono svolgere le collettività territoriali nel quadro di un nuovo accordo mondiale.
8. Esprime soddisfazione per il riconoscimento formale da parte di un certo numero di paesi e dell’Unione europea del ruolo essenziale che stanno svolgendo le collettività territoriali per adattare i territori ai cambiamenti climatici e per mitigarne gli effetti.
9. Il Congresso ritiene che l’azione condotta dai governi locali e infranazionali per affrontare le sfide energetiche e climatiche sia tanto più indispensabile se si considera che gli Stati non sono giunti a decisioni concrete. Auspica che le città e le regioni continuino a dimostrare di essere il motore di cambiamenti importanti sul loro territorio.
10. Esorta pertanto a proseguire in tale impegno e a contribuire con un’effettiva partecipazione al processo di negoziazione nel corso del 2010 e oltre. Il Congresso intende adoperarsi attivamente in questo senso e sostenere l’azione delle associazioni e delle reti internazionali di poteri locali e regionali nel processo diplomatico a favore del clima.
11. In considerazione di quanto precede, il Congresso invita i poteri locali e regionali degli Stati membri e osservatori del Consiglio d’Europa:
a. a impegnarsi in materia di cambiamenti climatici e a fissarsi obiettivi ambiziosi, senza attendere l’impegno dei governi;
b. ad avviare nel contempo un dialogo con i rispettivi governi, al fine di arricchire il valore delle proposte di ogni paese, stimolandoli a sottoscrivere impegni chiari e ambiziosi a livello europeo e mondiale;
c. a chiedere ai loro rispettivi governi nazionali di:
i. riconoscere pienamente il loro ruolo fondamentale nella lotta contro i cambiamenti climatici;
ii. includere dei rappresentanti degli enti territoriali nelle delegazioni che saranno costituite per partecipare alla prossima Conferenza delle Parti (Messico, dicembre 2010) e in tutto il processo di negoziazione di un nuovo accordo.
12. Il Congresso chiede alla propria Commissione dello sviluppo sostenibile di continuare a seguire le questioni climatiche ed energetiche, studiando con particolare attenzione le correlazioni tra i diritti umani e i cambiamenti climatici, dal momento che sono spesso i cittadini in condizioni più disagiate ad essere maggiormente esposti ai rischi associati al clima.