17 SESSIONE PLENARIA

CG(17)5
30 settembre 2009

Cooperazione transfrontaliera in Europa

Gruppo di lavoro sulla cooperazione interregionale

Relatore: Karl-Heinz LAMBERTZ, Belgio (R, SOC[1])

A.     Progetto di Risoluzione. 2

B.     Progetto di Raccomandazione. 4

Sintesi

La cooperazione transfrontaliera tra autorità locali e regionali costituisce un aspetto importante delle attività svolte dal Consiglio d’Europa al fine di promuovere la stabilità democratica e i rapporti di buon vicinato tra Stati e regioni. Rappresenta una missione politica fondamentale, che deve essere realizzata a livello regionale e locale, in partenariato con gli organi nazionali di ogni territorio.

In tal modo, le attività di cooperazione transfrontaliera sono organizzate e realizzate dalle autorità pubbliche più vicine ai cittadini, nel pieno rispetto dei principi di sussidiarietà e di partenariato. Questa prossimità consente di incentrare le attività di cooperazione sulle preoccupazioni delle collettività, dei cittadini e delle strutture di tali territori e di affrontare le problematiche specifiche delle regioni frontaliere.

Occorre dare impulso a politiche sostenibili di sviluppo transfrontaliero regionale e territoriale, poiché l’eliminazione delle difficoltà quotidiane all’attraversamento delle frontiere e un’accresciuta cooperazione socio-culturale a livello transfrontaliero costituiscono la base dello sviluppo economico sostenibile. La cooperazione transfrontaliera è inoltre in grado di favorire l’integrazione europea, lo sviluppo della coesione sociale e territoriale, l’attiva partecipazione di tutti i cittadini e il dialogo interculturale

Il Congresso può svolgere un ruolo importante nel campo dell’analisi del funzionamento e dell’evoluzione delle varie strutture di cooperazione, sostenendo e accompagnando l’evoluzione delle strutture esistenti e stimolando la creazione di nuove strutture, come pure sotto il profilo dello studio di tematiche specifiche, quali le minoranze nelle regioni frontaliere.


A.         Progetto di Risoluzione[2]

1.             La cooperazione transfrontaliera tra autorità locali e regionali costituisce un aspetto importante delle attività svolte dal Consiglio d’Europa al fine di promuovere la stabilità democratica e i rapporti di buon vicinato tra Stati e regioni e di conseguenza i valori sostenuti dall’Organizzazione, ossia la democrazia, la preminenza del diritto, il rispetto dei diritti umani, tra cui i diritti delle minoranze e la preservazione della diversità culturale. Per il Consiglio d’Europa rappresenta una missione politica fondamentale, che deve essere realizzata a livello regionale e locale, in partenariato con gli organi nazionali in ogni area geografica.

2.             Dall’ultimo rapporto del Congresso sulla questione,[3] lo stato della cooperazione transfrontaliera in Europa ha conosciuto profondi cambiamenti. Sono stati considerevolmente intensificati gli sforzi a favore della cooperazione transfrontaliera; il Comitato dei Ministri ha adottato la Raccomandazione (2005)2, relativa alle buone pratiche e alla riduzione degli ostacoli nel campo della cooperazione transfrontaliera e interterritoriale delle collettività o autorità territoriali; Il Progetto "MORE -Matching Opportunities for Regions in Europe" è stato creato in quanto supporto alle autorità locali e regionali per la realizzazione di progetti di cooperazione transfrontaliera; l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha adottato la Raccomandazione 1829 (2008) sulla cooperazione transfrontaliera; il Congresso ha istituito due Euroregioni.

3.             Le attività di cooperazione transfrontaliera, organizzate e realizzate dagli enti locali e regionali, sono attuate dalle autorità più vicine ai cittadini, nel rispetto dei principi di sussidiarietà e di partenariato. Questa prossimità consente di incentrare le attività di cooperazione sulle maggiori preoccupazioni delle collettività, dei cittadini e delle strutture di tali territori e di affrontare le problematiche specifiche delle regioni frontaliere.

4.             Le conoscenze e le competenze specifiche di altri attori locali, quali ONG, imprese locali, sindacati e varie strutture rappresentano una pietra miliare per la cooperazione transfrontaliera. Contribuiscono a favorire lo sviluppo socio-culturale ed economico delle regioni frontaliere, stimolando per esempio l’insegnamento e l’apprendimento della lingua del paese vicino, la cooperazione tra istituti scolastici e organizzazioni giovanili, la creazione di clusters di imprese, lo scambio di idee innovative, il finanziamento congiunto di progetti di ricerca, ecc.

5.             Le frontiere possono dividere delle regioni che condividono la stessa cultura, come possono anche dividere regioni di culture diverse. Quando le culture sono differenti, la cooperazione transfrontaliera può riavvicinarle e farle incontrare all’interno delle regioni frontaliere, suscitando scambi tra gruppi di diverse origini etniche, culturali, religiose e linguistiche, e favorendo in tal modo l’integrazione sociale e culturale, la reciproca fiducia e una cultura della tolleranza, che non può non avere un impatto positivo nella prevenzione dei conflitti.

6.             La diversità europea, che si riscontra nella vita sociale e culturale e nelle strutture amministrative e politiche d’Europa, trova il suo punto d’incontro negli scambi transfrontalieri. Le differenze che non riescono ad essere superate dall’armonizzazione delle legislazioni nazionali si possono conciliare grazie alla cooperazione a livello locale e regionale al di là delle frontiere, che contribuisce a prevenire i conflitti frontalieri e a sormontare gli ostacoli rappresentati dalle barriere psicologiche.

7.             La cooperazione transfrontaliera contribuisce pertanto a favorire una maggiore coesione sociale, economica e territoriale in Europa.

8.             I vari programmi finanziati dall’Unione europea (Ue), quali ad esempio il Programma Interreg, lo Strumento europeo di vicinato e partenariato (ENPI), o lo Strumento di assistenza preadesione (IPA) contribuiscono in modo determinante a garantire il successo dei programmi di cooperazione transfrontaliera.

9.             Il Congresso, dal canto suo, è consapevole del fatto che queste forme di cooperazione forniscono ai cittadini maggiori possibilità di partecipazione, in considerazione del legame di prossimità esistente con le autorità locali e regionali.

10.          Il Congresso sottolinea il fatto che la cooperazione transfrontaliera non richiede l’istituzione di livelli amministrativi supplementari, perché può essere realizzata con programmi ad hoc o a lungo termine, sulla base di accordi formali o informali, ed essere sottoposta o meno a un regime giuridico specifico.

11.          Il Congresso è altresì persuaso che i partenariati transfrontalieri tra il settore pubblico e quello privato possono contribuire a favorire lo sviluppo economico delle regioni frontaliere. La cooperazione transfrontaliera è inoltre in grado di favorire l’integrazione europea, lo sviluppo economico delle regioni europee, il rafforzamento della coesione sociale e territoriale, la partecipazione attiva di tutti i cittadini, nonché il dialogo interculturale.

12.          Il Congresso constata i risultati positivi dei programmi e dei progetti di cooperazione transfrontaliera che trattano di problemi specifici delle regioni frontaliere, e prende atto della cooperazione esistente da tempo all’interno di altre strutture transfrontaliere, come per esempio nella regione del Reno superiore. Lo stesso Congresso ha intrapreso delle iniziative euroregionali, con l’istituzione dell’Euroregione Adriatica e dell’Euroregione del Mar Nero.

13.          In considerazione di quanto precede, il Congresso ritiene che la cooperazione transfrontaliera debba essere una delle sue priorità per il prossimo decennio.

14.          A tal fine, incarica il proprio Gruppo di lavoro sulla cooperazione interregionale di seguire lo sviluppo della cooperazione interterritoriale, cioè quella transfrontaliera e quella interregionale, nelle sue varie forme. In particolare, il Gruppo di lavoro potrebbe analizzare il funzionamento e l’evoluzione delle varie strutture di cooperazione esistenti, quali ad esempio le Euroregioni, studiare tematiche specifiche, quali le questioni relative alle minoranze nelle regioni frontaliere e trasmettere le sue conclusioni agli organi competenti del Congresso e/o del Consiglio d’Europa.

15.          Il Congresso invita inoltre le autorità locali e regionali degli Stati membri del Consiglio d’Europa a:

a. avvalersi dei loro legami storici e culturali per impegnarsi nella cooperazione transfrontaliera, in modo da gettare ponti di dialogo e instaurare un clima di fiducia tra tutti i cittadini e promuovere il dialogo interculturale e i rapporti di buon vicinato tra le regioni e gli Stati;

b. istituire strutture di cooperazione transfrontaliera, ove necessario, o aderire a quelle già esistenti, per esempio le Euroregioni o altri raggruppamenti analoghi, per affrontare le questioni che interessano in modo specifico le regioni frontaliere, o unire le loro forze per avvalersi delle competenze e delle migliori prassi seguite da ambo i lati delle frontiere, per quanto riguarda, per esempio, le disposizioni in materia di servizi sanitari, le strutture per gli interventi d’urgenza, la tutela ambientale, ecc;

c. aiutare a ridurre le disparità tra le regioni, promuovendo la crescita economica regionale grazie alla cooperazione con le imprese locali, le camere di commercio, le università e gli istituti di ricerca, al fine di migliorare le infrastrutture, i trasporti, il turismo, la ricerca, la cooperazione tra piccole e medie aziende, aprire il mercato del lavoro e creare nuove possibilità occupazionali nelle regioni frontaliere, grazie a progetti di cooperazione transfrontaliera;

d. migliorare la mobilità dei cittadini europei, collaborando con i governi nazionali per trovare soluzioni agli ostacoli costituiti dalle frontiere, quali le disposizioni in materia di visti, i regolamenti doganali, gli ingorghi ai posti di frontiera, ecc;

e. promuovere gli scambi di esperti, in particolare con i paesi dell’Europa orientale, per fornire assistenza tecnica e amministrativa e favorire gli scambi di buone prassi, garantendo la disponibilità dei finanziamenti nazionali ed europei necessari per sviluppare tali scambi.

B.         Progetto di Raccomandazione[4]

1.             La cooperazione transfrontaliera tra autorità locali e regionali costituisce un aspetto importante delle attività svolte dal Consiglio d’Europa al fine di promuovere la stabilità democratica e i rapporti di buon vicinato tra Stati e regioni e di conseguenza i valori sostenuti dall’Organizzazione, ossia la democrazia, la preminenza del diritto, il rispetto dei diritti umani, ivi compresi i diritti delle minoranze e la conservazione della diversità culturale. Per il Consiglio d’Europa rappresenta una missione politica fondamentale, che deve essere realizzata a livello regionale e locale, in partenariato con gli organi nazionali in ogni area geografica.

2.      Dall’ultimo rapporto del Congresso sulla questione,[5] lo stato della cooperazione transfrontaliera in Europa ha conosciuto profondi cambiamenti. Sono stati considerevolmente intensificati gli sforzi a favore della cooperazione transfrontaliera; il Comitato dei Ministri ha adottato la Raccomandazione (2005)2, relativa alle buone pratiche e alla riduzione degli ostacoli nel campo della cooperazione transfrontaliera e interterritoriale delle collettività o autorità territoriali; Il Progetto "MORE -Matching Opportunities for Regions in Europe" è stato creato in quanto supporto alle autorità locali e regionali per la realizzazione di progetti di cooperazione transfrontaliera; l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha adottato la Raccomandazione 1829 (2008) sulla cooperazione transfrontaliera; il Congresso ha istituito due Euroregioni.

3.             Nel corso degli anni, la fisionomia dell’Europa si è modificata. Sono scomparse le frontiere tra gli stati membri dell’Unione europea, e, dopo il suo allargamento, si sono create nuove frontiere esterne. Un crescente numero di paesi membri del Consiglio d’Europa fa ora parte di questo spazio senza frontiere dell’Unione europea, mentre molti altri Stati sono ancora separati dalle frontiere.

4.             Le attività di cooperazione transfrontaliera, organizzate e realizzate dagli enti locali e regionali, sono attuate dalle autorità più vicine ai cittadini, nel rispetto dei principi di sussidiarietà e di partenariato. Questa prossimità consente di incentrare le attività di cooperazione sulle maggiori preoccupazioni delle collettività, dei cittadini e delle strutture di tali territori e di affrontare le problematiche specifiche delle regioni frontaliere.

5.      Le conoscenze e le competenze specifiche di altri attori locali, quali ONG, imprese locali, sindacati e varie strutture rappresentano una pietra miliare per la cooperazione transfrontaliera. Contribuiscono a favorire lo sviluppo socio-culturale ed economico delle regioni frontaliere, stimolando per esempio la creazione di centri di attività, lo scambio di idee innovative, e il finanziamento congiunto di progetti di ricerca.

6.             Le frontiere possono dividere delle regioni che condividono la stessa cultura, come possono anche dividere regioni di culture diverse. Quando le culture sono differenti, la cooperazione transfrontaliera può riavvicinarle e farle incontrare all’interno delle regioni frontaliere, suscitando scambi tra gruppi di diverse origini etniche, culturali, religiose e linguistiche, e favorendo in tal modo l’integrazione sociale e culturale, la reciproca fiducia e una cultura della tolleranza, che non può non avere un impatto positivo nella prevenzione dei conflitti.

7.             La cooperazione transfrontaliera contribuisce pertanto a favorire una maggiore coesione sociale, economica e territoriale in Europa.

8.             I vari programmi finanziati dall’Unione europea (Ue), quali ad esempio il Programma Interreg, lo Strumento europeo di vicinato e partenariato (ENPI), o lo Strumento di assistenza preadesione (IPA) contribuiscono in modo determinante a garantire il successo dei programmi di cooperazione transfrontaliera.

9.             Il Congresso, dal canto suo, è convinto che la cooperazione transfrontaliera può favorire l’integrazione europea, lo sviluppo economico delle regioni europee, il rafforzamento della coesione sociale e territoriale, la partecipazione attiva dei cittadini, nonché il dialogo interculturale.

10.          Il Congresso constata inoltre i risultati positivi dei programmi e dei progetti di cooperazione transfrontaliera che trattano di problemi specifici delle regioni frontaliere, e prende atto della cooperazione esistente da tempo all’interno di altre strutture transfrontaliere, come per esempio nella regione del Reno superiore. Lo stesso Congresso ha intrapreso delle iniziative euroregionali, con l’istituzione dell’Euroregione Adriatica e dell’Euroregione del Mar Nero.

11.          Il Congresso esprime soddisfazione per il costante impegno dell’Assemblea parlamentare a favore della cooperazione transfrontaliera (Raccomandazione 1829 (2008).

12.          Il Congresso invita pertanto il Comitato dei Ministri a:

a. prendere in considerazione, nel suo programma intergovernativo di attività, le difficoltà specifiche incontrate nella gestione dei problemi quotidiani dalle regioni frontaliere a causa della loro posizione, quali ad esempio l’erogazione di prestazioni sanitarie transfrontaliere, lo status e la copertura sociale dei lavoratori frontalieri e i meccanismi di intervento in caso di emergenza, ecc.

c. sostenere gli scambi tra esperti e gli scambi di pareri, conformemente alle raccomandazioni contenute nel rapporto.

13.          Invita i governi degli Stati membri del Consiglio d’Europa a:

a. promuovere la conclusione di accordi e intese bi- o trilaterali, come previsto all’Articolo 1 della Convenzione quadro di Madrid, e prevedere strumenti finanziari destinati a facilitare la messa in atto di progetti di cooperazione transfrontaliera;

b. sostenere le Euroregioni o le strutture analoghe, in quanto strumenti efficaci per la  cooperazione transfrontaliera;

c. promuovere attivamente la cooperazione transfrontaliera e incoraggiare le autorità locali e regionali a concludere accordi, ove se ne presenti la necessità, fornendo loro i mezzi necessari, in particolare riducendo gli ostacoli, conformemente alla Raccomandazione Rec(2005)2 del Comitato dei Ministri agli Stati membri relativa alle buone pratiche e alla riduzione degli ostacoli nel campo della cooperazione transfrontaliera e interterritoriale delle collettività o autorità territoriali;

d. cercare di facilitare, in maniera generale, l’attraversamento delle frontiere per gli abitanti delle zone frontaliere e i lavoratori frontalieri, gli imprenditori e i responsabili di aziende e quanti hanno necessità di attraversare regolarmente una frontiera per le loro attività quotidiane. Potrebbero per esempio essere adottate le misure seguenti: consentire una maggiore flessibilità nel rilascio dei visti, per esempio prevedendo visti di lunga durata o a molteplici entrate; autorizzare il rilascio dei visti in altre città a parte le capitali (si veda per esempio il caso di Strasburgo, autorizzata a rilasciare carte di identità e passaporti in virtù di un accordo con le autorità francesi); corsie supplementari ai valichi frontalieri per le persone che vivono e lavorano in prossimità delle frontiere; procedure accelerate di sdoganamento, edifici comuni ai posti di frontiera;

e. tenere presente che certe problematiche trattate a livello nazionale possono avere una propria specificità a livello transfrontaliero (per esempio, la situazione delle minoranze, l’erogazione dei servizi sanitari, l’occupazione, i trasporti, le infrastrutture), e, ove possibile, elaborare politiche nazionali in tali settori coordinandosi con le autorità territoriali interessate;

f. [non appena sarà stato adottato, firmare il Protocollo n° 3 alla Convenzione quadro di Madrid relativo ai gruppi euroregionali di cooperazione,]

g. garantire il finanziamento dei progetti di cooperazione transfrontaliera per la parte che compete al livello nazionale.

14.          Esorta i ministri europei responsabili delle collettività locali e regionali, a esaminare, in occasione della loro prossima riunione a Utrecht (Paesi Bassi) nel novembre 2009, le possibilità di promuovere e di sostenere la cooperazione transfrontaliera, grazie alla conclusione di accordi interstatali, l’istituzione di quadri giuridici e amministrativi adeguati e la messa a disposizione di risorse finanziarie.

15.          Chiede alla Commissione europea di prendere in esame la possibilità di mettere in atto una cooperazione congiunta tra i programmi del Consiglio d’Europa e dell’Unione europea, al fine di sostenere dei progetti di cooperazione transfrontaliera tramite il Programma Interreg, lo Strumento europeo di vicinato e partenariato (ENPI) e lo Strumento di assistenza alla preadesione (IPA). Tale approccio dovrebbe essere integrato, fin dall’inizio, nel concetto della futura politica di coesione territoriale.



[1] R : Camera delle Regioni / L : Camera dei poteri locali

GILD : Gruppo indipendente e Liberaldemocratico del Congresso
PPE/CD : Gruppo Partito Popolare Europeo –Cristiandemocratici del Congresso
SOC : Gruppo socialista del Congresso
NI : Membro non appartenente ad alcun partito politico del Congresso 

[2] Progetto preliminare di risoluzione e progetto preliminare di raccomandazione approvati dal Gruppo di lavoro il 19 febbraio 2009.

Membri del Gruppo di lavoro:

KH. Lambertz (Chair), U. Aldegren, JP. Heider, P. Jansen, K. Kontogeorgos, G. Krug, OA. Kvalöy, P. Madsen, G. Marmo, B. Petrisch, P. Receveur, N. Romanova, A. Saltykov.

N.B. : I nomi dei membri che hanno partecipato al voto sono indicati in corsivo.

Segretariato del Gruppo di lavoro: J. Hunting

[3] Promuovere la cooperazione transfrontaliera: fattore essenziale per la stabilità democratica in Europa, Hans-Martin TSCHUDI, 2002.

[4] Vedi nota a piè di pagina 2

[5] Promuovere la cooperazione transfrontaliera: fattore essenziale per la stabilità democratica in Europa, Hans-Martin TSCHUDI, 2002.