Raccomandazione 69 (1999)1 sulla collaborazione economica regionale - fattore di coesione sociale in Europa

Il Congresso,

adito dalla proposta della Camera delle Regioni, ( e dopo aver preso nota del parere della Camera dei Poteri Locali),

1. Prendendo atto della relazione vertente sulla “Collaborazione economica regionale, fattore di coesione sociale in Europa” presentata dal Sig. Suaud (Francia) in occasione della presente sessione;

2. Felicitandosi per il successo del 5° Forum Economico delle Regioni d’Europa vertente sulle “Politiche d’investimento e di sviluppo regionale e locale a livello paneuropeo” tenutosi dal 2 al 4 luglio 1998 a Bucarest (Romania), organizzato su invito del Sindaco Generale di Bucarest in collaborazione con la Fondazione per l’Economia e lo Sviluppo duraturo delle Regioni d’Europa, il Governo della Romania, la Camera di Commercio e dell’Industria della Romania e l’Associazione del padronato rumeno;

3. Tenendo conto della dichiarazione finale intitolata “Collaborazione economica regionale - Fattore di coesione sociale in Europa” adottata a conclusione dei lavori del Forum e allegata alla presente Raccomandazione;

4. Felicitandosi per lo svolgimento, nell’ambito del Forum, di un convegno dedicato a “Promozione della regionalizzazzione in Europa e recenti iniziative in Romania inerenti alla creazione di una politica di sviluppo regionale e alla riforme delle istituzioni pubbliche territoriali”;

5. Ricordando:

a. le Raccomandazioni 23 (1996), 27 (1996) e 37 (1997) del CPLRE riguardanti i risultati dei precedenti Forum indirizzate ai Governi e alle istituzioni internazionali miranti alla promozione della cooperazione interregionale e transfrontaliera tra le regioni dei paesi membri del Consiglio d’Europa nel campo socio-economico e al rafforzamento delle loro competenze in tale campo;

b. le Risoluzioni 38 (1996) e 42 (1996) del CPLRE riguardanti i lavori dei precedenti Forum, nonché la Risoluzione 54 (1997) sullo “Sviluppo duraturo” e la Risoluzione 72 (1998) sulle regioni e l’occupazione, contributo alla coesione sociale in Europa;

c. le raccomandazioni dell’Assemblea Parlamentare che sostengono la politica dei governi in questo campo, segnatamente per quanto riguarda gli Stati in fase di transizione dell’Europa centrale e orientale;

6. Tenendo presenti:

a. il progetto di Carta europea dell’autonomia regionale adottato nel 1997 dal Congresso come Raccomandazione 34 (1997) ed attualmente in esame a livello del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa al fine d’essere trasformato in Convenzione europea;

b. La Convenzione quadro europea sulla cooperazione transfrontaliera delle collettività o autorità territoriali ratificata da 21 Stati membri del Consiglio d’Europa, nonché il suo secondo Protocollo aggiuntivo sulla cooperazione interterritoriale firmato da 8 Stati membri e ratificato fino ad oggi da uno Stato;

7. Ricordando:

a. la Dichiarazione finale e il piano d’azione del 2° Vertice dei Capi di Stato e di Governo del Consiglio d’Europa che ha indicato che le questioni di coesione sociale e di cooperazione transfrontaliera costituiscono delle priorità per i lavori dell’Organizzazione;

b. la relazione del Comitato dei Saggi al Comitato dei Ministri intitolata “Costruire la Grande Europa senza divari” che ha posto l’accento sulla necessità che il “Consiglio d’Europa vigili affinché tutti gli Stati membri si conformino alle norme dell’Organizzazione e rivolgano la loro attenzione verso nuovi membri per aiutarli nella loro trasformazione giuridica, politica e sociale”;

8. Constatando che:

a. la cooperazione interregionale in Europa rappresenta oggi una dimensione della cooperazione europea che si è sviluppata e rafforzata in questi ultimi anni e che è fondata sulla volontà delle regioni di partecipare attivamente alla costruzione europea;

b. tale cooperazione oltrepassa oggi la fase dei semplici contatti culturali e amministrativi, della creazione di gemellaggi e dei contatti occasionali. Essa si sviluppa in realtà verso un movimento di solidarietà delle regioni che crea collaborazioni in molteplici settori, segnatamente nel campo socio-economico, dell’ambiente, della formazione, dei trasporti e delle comunicazioni;

c. le regioni dei paesi europei in fase di transizione si vedono confrontati a molteplici problemi politici, amministrativi e legislativi che frenano l’iniziativa dei protagonisti regionali nella formulazione di concetti per lo sviluppo economico e sociale del loro territorio che riuscirebbero meglio a controllare se gli Stati si volgessero maggiormente verso una politica di decentramento e di regionalizzazione;

d. sono necessari programmi d’assistenza e di trasferimento di esperienza da parte delle vecchie democrazie pluraliste per assistere le autorità regionali dei nuovi paesi membri con le loro esperienze e le loro conoscenze dei meccanismi inerenti all’economia di mercato, all’integrazione delle strutture regionali e nazionali nel sistema di cooperazione paneuropeo e nelle politiche di regionalizzazione;

e. il Congresso si è impegnato con successo a consigliare le autorità nazionali (governative e parlamentari) e regionali dei nuovi paesi membri del Consiglio d’Europa in materia d’autonomia locale e regionale, segnatamente nell’ambito d’un programma di convegni e di dibattiti di esperti, al fine di permetter loro di adattare le loro strutture e i loro regolamenti amministrativi e politici alle norme e ai valori del Consiglio d’Europa;

f. le politiche d’investimento sia a livello nazionale quanto a livello regionale possono svilupparsi solo se esiste un’amministrazione trasparente ed efficiente, una legislazione chiara e stabile che riconosca la proprietà privata e assicuri una sicurezza giuridica, segnatamente nel campo commerciale e bamcario;

g. lo sviluppo economico delle regioni non dipende solo dal tessuto industriale ed economico del territorio, ma in larga misura dalla qualità e dalla formazione delle risorse umane e dalle loro condizioni di lavoro e di vita;

h. sono necessari sforzi amministrativi e finanziari da parte delle autorità regionali per creare enti di formazione e d’insegnamento per le giovani generazioni che mettano l’accento sulle leggi e sui meccanismi del funzionamento dei mercati, della competizione interregionale e internazionale e della gestione responsabile delle risorse naturali;

i. lo sviluppo socio-economico d’una regione può progredire con successo solo se la dimensione culturale è integrata alle iniziative politiche in questo campo. L’identità culturale regionale rappresenta un importante fattore perché una regione possa differenziarsi da un’altra, mettendo in valore a livello economico i vantaggi culturali risultanti da un’identità regionale caratterizzata dalla storia, dalle tradizioni, dalla popolazione e dalla sua lingua e dall’impegno degli uomini per la loro regione;

j. le attività del Congresso e della sua Camera delle Regioni, a favore della promozione della cooperazione interregionale nei settori socio-economici, contribuiscono alla coesione sociale della società d’un paese e alla riduzione delle disparità regionali del tessuto commerciale ed economico, il che garantisce agli abitanti una qualità di vita e di lavoro nella loro regione che riduce i flussi migratori verso i grandi centri urbani;

9. Raccomanda al Comitato dei Ministri:

a. di riconoscere la posizione delle regioni nella nuova struttura della cooperazione paneuropea e il ruolo che esse assumono in qualità di vettori per la promozione della democrazia locale e regionale, della solidarietà politica e culturale, della stabilità democratica e della pace sociale, apportando un sostegno, nell’ambito del suo programma per la stabilità democratica, alle iniziative delle regioni nei paesi membri e segnatamente nei paesi dell’Europa centrale e orientale che mirino a creare reti di cooperazione e di collaborazione nel campo socio-economico, ecologico, tecnologico e culturalre;

b. d’incaricare il Comitato direttivo sulla democrazia locale e regionale di concedere un maggiore interesse, nell’ambito del suo programma di lavoro, ai problemi della regionalizzazione, delle strutture e della politica di sviluppo regionale dei paesi membri;

c. d’accelerare i lavori miranti all’elaborazione e all’adozione d’un rigido strumento giuridico sotto forma di Convenzione che assicuri la garanzia dell’autonomia regionale nei paesi membri;

d. di concedere al CPLRE i mezzi amministrativi e finanziari adeguati per lo sviluppo a livello locale e regionale di iniziative che contribuiscano alla coesione sociale con l’appoggio diretto degli eletti, nell’ambito del suo programma di convegni di esperti con le autorità governative, regionali e locali;

10. Raccomanda al Fondo di Sviluppo Sociale:

a. d’integrare maggiormente la dimensione regionale nei progetti per i quali verranno concessi finanziamenti ai paesi membri, prendendo soprattutto in considerazione il funzionamento democratico delle istituzioni regionali, locali e nazionali;

b. di valutare i progetti di finanziamento proposti secondo i criteri di sviluppo duraturo, il loro impatto sulla coesione sociale e il loro contributo alla riduzione delle disparità regionali d’un paese;

c. d’analizzare le diverse possibilità che permettono alle regioni di approfittare in modo diretto o inditretto del Fondo tramite le autorità nazionali e di studiare con la Camera delle Regioni i mezzi e le possibilità di aumentare l’efficienza della sua politica, integrando i suoi progetti in una concezione nazionale di sviluppo regionale da elaborare con i rappresentanti eletti delle regioni;

11. Raccomanda ai Governi degli Stati membri:

a. di riconoscere la posizione delle regioni nello sviluppo socio-economico del paese e i vantaggi delle reti interregionali di cooperazione a livello nazionale ed europeo per permettere ai paesi di rispondere meglio alle sfide economiche della nuova struttura europea e mondiale;

b. di creare in tale prospettiva regole amministrative trasparenti e una legislazione adeguata al fine di attirare gli investitori stranieri per i quali il diritto alla proprietà privata, la mobilità, il trasferimento di fondi e un sistema bancario operativo dovrebbero essere assicurati sia a livello nazionale quanto a livello regionale;

c. di procedere a una politica di privatizzazione del settore pubblico e di far partecipare le collettività locali a regionali ai fondi provenienti da tale politica per permettere loro di riiniettarli nei loro progetti miranti allo sviluppo economico regionale e locale;

d. d’elaborare, in cooperazione con le autorità regionali, politiche miranti alla promozione delle piccole e medie imprese, creatrici di prim’ordine di posti di lavoro in Europa;

e. di creare, in collaborazione con le autorità regionali, istituti di formazione per i futuri quadri dello sviluppo economico regionale e della gestione delle risorse economiche, industriali ed ecologiche della regione;

f. d’elaborare politiche di sviluppo regionale, in cooperazione con le autorità regionali elette, secondo i principi di sussidiarietà, di sviluppo economico duraturo e di decentramento, ovvero di regionalizzazione;

g. di sostenere, in seno al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, l’elaborazione e l’adozione d’una Convenzione europea per l’autonomia regionale in base al progetto di Carta adottato nel 1997 dal CPLRE;

12. Raccomanda all’Assemblea Parlamentare:

a. di concedere un’adeguata importanza politica ai problemi del decentramento e della regionalizzazione nei paesi membri e del loro contributo alla stabilità democratica, e di riprendere lo studio dello sviluppo regionale dei paesi membri nel nuovo contesto paneuropeo;

b. di sostenere politicamente l’adozione, da parte del Comitato dei Ministri, di uno strumento giuridico internazionale mirante al rafforzamento dell’autonomia regionale dei paesi membri, appoggiando l’adozione, da parte del Comitato dei Ministri, d’una Convenzione europea basata sul progetto di Carta europea dell’autonomia regionale adottato nel 1997 dal Congresso;

c. di cooperare maggiormente con il CPLRE al momento dell’elaborazione delle analisi nazionali vertenti sulla democrazia locale e regionale negli Stati membri (processo di monitoraggio), appoggiandosi alle relazioni e ai pareri formulati in tale campo in seno al Congresso;

d. di concedere una maggiore attenzione alla dimensione regionale nei diversi settori presi in esame dalle sue diverse commissioni, come lo sviluppo agricolo e rurale, le attività culturali, le politiche economiche, tecnologiche e ambientali;

13. Raccomanda alla BERD:

a. di tener conto, al momento dell’esame delle domande di credito e di sostegno presentate dai paesi dell’Europa centrale e orientale, del loro stato di stabilità democratica e del buon funzionamento delle strutture dell’autonomia locale e regionale;

b. di sostenere sul piano economico e finanziario gli Stati capaci di fornire prove convincenti della trasformazione economica e amministrativa e che garantiscono le basi dell’autonomia locale e regionale tramite una politica di decentramento e di regionalizzazione.

Allegato

DICHIARAZIONE FINALE ADOTTATA IL 4 LUGLIO 1998

5° Forum Economico delle Regioni d’Europa
Bucarest (Romania), 2-4 luglio 1998

COLLABORAZIONE ECONOMICA REGIONALE,
FATTORE DI COESIONE SOCIALE IN EUROPA

1. I partecipanti al 5° Forum Economico delle Regioni d’Europa, rappresentanti dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa, Ministri, alti funzionari, rappresentanti d’organizzazioni internazionali e delegati di spicco del mondo economico, amministrativo e politico, esprimono il loro ringraziamento alle autorità della Città di Bucarest, al Congresso dei Poteri Locali e Regionali del Consiglio d’Europa per aver organizzato questo Forum dal 2 al 4 luglio 1998 nella capitale rumena.

2. Ricordano che l’obiettivo principale del Forum è di offrire ai rappresentanti politici ed economici delle regioni d’Europa una piattaforma di contatto e di dialogo, di scambio d’informazioni e d’esperienze, di cooperazione e di collaborazione nel campo dello sviluppo economico regionale che si colloca nella tradizione degli incontri che hanno già avuto luogo a Ginevra (gennaio 1996), Dortmund (giugno 1996), Mosca (novembre 1996) e Vienna (settembre 1997).

3. Si può constatare che la cooperazione interregionale ha ottenuto nuovi impulsi grazie allo svolgimento del 5° Forum a Bucarest che ha permesso d’approfondire dettagliatamente i diversi aspetti delle politiche d’investimento e di sviluppo regionale e locale a livello paneuropeo. Si è potuto constatare che il governo rumeno si è impegnato a sviluppare nuove iniziative per attirare gli investimenti stranieri, adeguando al contempo le basi amministrative e legislative alle nuove esigenze dell’economia di mercato. Tali sforzi s’iscrivono nella prospettiva di stabilizzare le riforme democratiche e amministartive con un’adeguata politica a livello economico avente come scopo principale di promuovere la coesione economica e sociale per l’insieme del paese. Tali sforzi contribuiscono ugualmente a integrare la Romania nei nuovi meccanismi di cooperazione europea, aprendo prospettive per una futura adesione all’Unione Europea.

4. La specificità del Forum di Bucarest consiste nel mobilitare la stretta collaborazione tra i rappresentanti di livello governativo, regionale e locale allo scopo di valorizzare i vantaggi e le potenzialità economiche dell’insieme delle collettività per attirare gli investimenti stranieri e garantire la loro ripartizione sull’insieme del territorio nazionale.

5. La recente adozione da parte della Camera dei Deputati della legge per una politica di sviluppo regionale rappresenta un importante passo in tale direzione e costituisce un’esperienza e una tappa interessanti sul cammino di una vera e propria regionalizzazione.

6. Nei lavori, tuttavia, è apparso che persistono notevoli problemi nella trasformazione del tessuto economico al fine d’adeguarlo alle esigenze dell’economia di mercato e alle sfide della globalizzazione. L’integrazione dei protagonisti economici sotto forma d’esposizione e borsa di collaborazioni nelle delibere politiche del Forum ha contribuito alla specifica originalità di tale incontro e ha reso possibile l’apertura, sia ai rappresentanti politici quanto ai protagonisti economici, di nuovi orientamenti alla cooperazione interregionale europea.

7. La privatizzazione e la cooperazione del settore pubblico e privato rappresentano ancora degli ambiti in cui è necessario un impegno specifico. L’obiettivo della mobilitazione dei protagonisti economici di livello regionale ha come scopo principale di promuovere lo sviluppo endogeno, il che presuppone un decentramento delle competenze e una politica di regionalizzazione. Tale politica contribuisce ugualmente a frenare l’esodo rurale e il suo corollario, ovvero la concentrazione economica e industriale nelle grandi agglomerazioni urbane. La politica della promozione economica dovrebbe avanzare di pari passo con una politica di protezione delle risorse naturali e dell’ambiente.

8. Una particolare attenzione è stata prestata allo sviluppo delle regioni di frontiera e alla loro integrazione nelle reti di trasporto e di collegamento nazionali e transnazionali. Il loro sviluppo dovrebbe essere concepito in prospettiva della cooperazione con le regioni vicine, nell’ambito di strutture permanenti di cooperazione transfrontaliera.

9. Una fruttuosa collaborazione tra due regioni presuppone che queste ultime siano dotate di vere e proprie competenze e di adeguati strumenti d’azione, il che non è ancora pienamente compreso, segnatamente in Europa centrale e orientale.

10. Eppure, nella loro dichiarazione finale, i Capi di Stato e di Governo riuniti a Strasburgo nell’ottobre 1997 per il secondo Vertice hanno riconosciuto il ruolo fondamentale delle istituzioni della democrazia locale per il mantenimento della stabilità in Europa. Peraltro, nel 1993, in occasione del loro primo Vertice, i Capi di Stato e di Governo avevano sottolineato il ruolo della cooperazione transfrontaliera interregionale per la stabilità in Europa.

11. C’è da felicitarsi del fatto che, durante gli ultimissimi anni, si sia intensificato lo sviluppo della cooperazione transfrontaliera in Europa centrale e orientale, ivi compreso nella regione dei Carpazi. Le autorità rumene, nonché quelle di paesi vicini, come l’Ungheria e l’Ucraina, hanno liberalizzato tale cooperazione conformandosi in tal modo ai principi della Convenzione europea sulla cooperazione transfrontaliera delle collettività territoriali e del suo protocollo aggiuntivo.

12. Tuttavia, affinché possa svilupparsi la cooperazione transfrontaliera, occorre procedere a un vasto decentramento delle competenze e dotare le collettività locali e regionali dei mezzi necessari a tale cooperazione, ivi compreso nel campo economico.

13. Gli ambienti economici, i ministeri delle finanze e le organizzazioni finanziarie ed economiche internazionali devovo riconoscere al giorno d’oggi che la regionalizzazione non costituisce un ostacolo allo sviluppo economico, bensì uno dei mezzi per promuovere un incentivo economico e degli scambi basantesi sulle potenzialità di tutte le componenti regionali, come testimonia il successo dei paesi più prosperi che - e non è certo un caso - sono paesi in cui è stato realizzato un vasto decentramento politico ed economico.

14. Lo scambio di esperienze in altri paesi dell’Europa centrale e orientale, nonché le politiche applicate nei paesi dell’Europa occidentale, hanno messo in evidennza la necessità di sviluppare e di promuovere una politica di sostegno per la creazione di piccole e medie imprese (PME-PMI) che rappresentano strutture dinamiche per creare posti di lavoro e altresì adattarsi rapidamente alla competizione nazionale e internazionale in un’economia di libero mercato. È necessario intraprendere nuove iniziative a livello interregionale in tale campo, in vista dello sviluppo del tessuto delle piccole e medie imprese particolarmente deboli nella maggior parte dei paesi dell’Europa centrale e orientale. Tali orientamenti rappresentano un importante fattore nella lotta contro la disoccupazione, flagello che colpisce i paesi europei nel loro insieme. Le autorità locali e regionali ne subiscono le conseguenze e sono confrontate alla necessità di sviluppare iniziative contro la nuova povertà e l’esclusione sociale.

15. Il ruolo dei poteri regionali, che cooperano con gli ambienti economici, è d’assicurare la formazione dei giovani e la formazione permanente degli adulti per prepararli alla vita professionale e alle riqualifiche dettate dall’economia moderna. Scambi interregionali di formatori e di studenti in tale campo, inoltre, costuiscono degli incentivi allo sviluppo.

16. Uno sviluppo duraturo implica una gestione delle risorse naturali compatibile con gli imperativi a lungo termine della protezione dell’ambiente. L’economia di mercato presuppone altresì dei progressi paralleli in materia di democrazia, il rispetto delle identità culturali nazionali e regionali e l’attuazione di provvedimenti d’equità sociale. Il mancato rispetto di tali valori democratici culturali e sociali rischia di portare alla crisi del neoliberalismo, come si è verificato recentemente in alcuni paesi dell’Asia.

17. La Romania, nonché gli altri paesi dell’Europa centrale e orientale, devono portare avanti i loro propri modelli di sviluppo che si inseriscono nel contesto economico, culturale, sociale e ambientale delle loro regioni.

18. La collaborazione economica interregionale è un procedimento moderno che mira a migliorare la competitività d’una regione con - e non contro - le altri regioni vicine nazionali e transfrontaliere.

19. Lo sviluppo regionale e la collaborazione economica delle regioni devono contribuire all’impulso economico e pertanto alla coesione sociale nei singoli paesi e in Europa.

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20. Il Forum si rallegra per aver accolto per la prima volta un rappresentante della Repubblica autonoma d’Adzaristan (Georgia) e un rappresentante della città di Podgorica, capitale della Repubblica del Montenegro (RFY) e sostiene gli sforzi compiuti in queste due repubbliche per riavvicinarsi all’Europa, sforzi che meritano d’essere incoraggiati anche per le collaborazioni interregionali.

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I partecipanti

Invitano le autorità rumene, il Congresso dei Poteri Locali e Regionali d’Europa (CPLRE), la Fondazione per l’Economia e lo Sviluppo duraturo delle Regioni d’Europa (FEDRE), ciascuno nel suo ambito di competenza, a garantire un prosieguo del Forum di Bucarest e in particolare a:

i. promuovere collaborazioni che vertano non solo sullo sviluppo economico, ma anche sugli scambi in materia di cultura, di formazione professionale e di coesione sociale che sostengano uno sviluppo duraturo ed equilibrato.

ii. definire un concetto di promozione tra, da un lato, le regioni, le città e gli ambienti economici rumeni e, dall’altro, i loro corrispondenti di altri paesi europei che agirebbero in coordinamento con il CPLRE e la FEDRE.

iii. organizzare nel 1999 un sesto Forum Economico delle Regioni d’Europa a Weimar su invito del Land di Turingia (Germania) che verterà segnatamente sul ruolo della politica culturale e dell’identità culturale regionale per lo sviluppo economico.

iv. fare il punto, dopo un adeguato periodo, dell’esperienza delle agenzie di sviluppo regionale in Romania e dei progressi del paese verso un maggiore decentramento delle competenze a livello regionale.

1 Discussa e approvata dalla Camera delle Regioni il 16 giugno 1999 e adottata dalla Commissione Permanente del Congresso il 17 giugno 1999 (ved. Doc. CPR (6) 5, progetto di Raccomandazione presentato dal Sig. B. Suaud, Relatore).